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Open Arms, Elisabetta Trenta: "Non firmo il decreto di Salvini in nome dell'umanità"

Giulio Bucchi
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"In nome dell'umanità". Così la ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha motivato la decisione di non firmare il decreto di divieto di sbarco della Open Arms del ministro degli Interni Matteo Salvini. L'imbarcazione della ong spagnola con 147 migranti a bordo soccorsi nel Mediterraneo al largo della Libia è ora alle porte di Lampedusa, dove è arrivata scortata dalle navi della Marina Militare su disposizione della stessa Trenta. "Ho preso questa decisione, motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza. Non dobbiamo mai dimenticare - rileva il ministro Trenta - che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo. La politica non può mai perdere l'umanità. Per questo non ho firmato". Leggi anche: "C'è un disegno per aprire i porti italiani". Salvini, tira aria di complotto "Non si può infatti ritenere - sottolinea ancora la titolare della Difesa - che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto nonché le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della misura cautelare disposta dall'autorità giudiziaria (sussistenza di fumus boni iuris e periculum in mora), che anzi si sono verosimilmente aggravati". In tale contesto, sottolinea il ministro, "la mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali, fermo restando, in ogni caso, che in adesione al dictum iuris sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un'esplicita disponibilità all'assistenza delle persone maggiormente bisognevoli".

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