Mattarella, messaggio a Salvini e Di Maio: "Sono l'arbitro, se cade il governo non si torna subito alle urne"
Se questo governo cade, deciderà il Parlamento cosa fare. Se esprimere una diversa maggioranza o alzare le mani e andare al voto. Non lo deciderà Matteo Salvini, nonostante la sua Lega sia in vetta ai consensi, ma nemmeno Giuseppe Conte. È questo il messaggio che Sergio Mattarella, nel suo stile rispettoso del ruolo attribuitogli dalla Costituzione, ha consegnato ai giornalisti in occasione della Cerimonia del Ventaglio. Perché succede sempre così: ogni volta che i governi scricchiolano, tutti guardano al Quirinale. Cosa farà, cosa dirà, come si comporterà, in caso di crisi, l' inquilino del Colle, a cui spetta sciogliere - o no - le Camere? Ed è accaduto anche in queste settimane di montagne russe per l' alleanza gialloverde. Fin qui Mattarella non ha detto nulla. Ieri, però, ha voluto mettere un punto alla ridda di scenari. La frase è questa: «È superfluo ribadire che il Quirinale non compie scelte politiche che competono alle forze politiche in Parlamento, all' insegna della chiarezza, nel rispetto della Costituzione». CHI DECIDE Un passaggio che, nello stile felpato di Mattarella, è una risposta innanzitutto a Salvini, ma anche al premier Conte, che solo il giorno prima erano stati protagonisti di uno scambio di battute su quello che potrebbe accadere in caso di crisi. Il premier aveva fatto sapere che, in quell' eventualità, avrebbe cercato in Parlamento un' altra maggioranza, il vicepremier leghista, che invece ha in mente le elezioni, aveva replicato bollando la frase di Conte come «giochi di palazzo» da evitare in ogni modo. Mattarella ha voluto far sapere che non deciderà né l' uno, né l' altro. E che stanno facendo i conti senza l' oste. L' oste è il Parlamento. E lui, nel ruolo di «arbitro» che gli attribuisce la Costituzione, vigilerà perché questo accada: «Il presidente della Repubblica è chiamato dalla Costituzione come arbitro al dovere di garantire funzionalità alla vita istituzionale nell' interesse del nostro Paese». Maggioranze raccogliticce o diktat per andare al voto non avranno spazio sul Colle. Il presidente, come dopo le politiche, seguirà il sentiero stretto della Carta. Senza farsi tirare dalla giacchetta. UNA QUESTIONE DI RISPETTO Sgombrato il campo da progetti che non tengono conto della Costituzione, Mattarella ha voluto fare un richiamo che punta ai due "galli" del pollaio-governo. «L' arbitro non può non richiamare al rispetto delle istituzioni e ai conseguenti obblighi, limiti e doveri». Come dire: uscire dall' Aula mentre il tuo premier parla, come hanno fatto i senatori del M5S su indicazione di Luigi Di Maio, o fare una diretta Facebook anziché riferire in Parlamento, come ha fatto Salvini, non sono un esempio di rispetto delle istituzioni. Sulla stessa linea, il presidente ha invitato a litigare meno perché le «decisioni» da prendere sono tante e cruciali: «Va tenuto presente che le istituzioni di governo della Repubblica hanno bisogno di un clima che, lungi dalla conflittualità, sia di fattiva collaborazione per poter assumere decisioni sollecite e tempestive». Una lunga parte del discorso è stata dedicata, poi, all' Unione europea, a proposito della quale ha sottolineato «l' importanza capitale del non isolarsi», perché «non c' è futuro al di fuori dell' Ue». Bene ha fatto, perciò, il governo, gli ha dato atto Mattarella, a evitare una procedura di infrazione. Questa è la via, ha detto il presidente. Occorre «mantenersi in questo percorso virtuoso e rassicurante per i risparmiatori, gli imprenditori, gli investitori» per «perseguire crescita e sviluppo dell' occupazione». Perché l' economia del Paese «è in buona salute ma chiede di essere sorretta, per una crescita più consistente, da una gestione attenta dei conti pubblici». Poi la magistratura, «la cui autorevolezza», ha detto, «è stata lesa da quanto emerso sul Csm». Restituire «integrità» ai togati è «essenziale per la Repubblica» perché diversamente viene meno «l' indipendenza e l' autonomia della Magistratura». Infine, la libertà di informazione che «va difesa» e «sono anzitutto i cittadini a dover esserne protagonisti, perché è grazie ad essa che possono formarsi un' opinione consapevole e critica». di Elisa Calessi