Matteo Salvini, crisi di governo posticipata: le ragioni della scelta, come farà fuori il M5s
Matteo Salvini vuole tenere ancora in vita la legislatura. Almeno fino a quando la popolarissima riforma del taglio ai parlamentari non venga attuata. Il leader della Lega non può permettersi di perdere consensi a favore di quegli alleati che questo provvedimento lo hanno proposto. Il via libera alla forbice che ridurrà da 945 a 600 parlamentari dovrebbe dunque arrivare a settembre. Motivo, questo, che spinge il vicepremier leghista a sopportare ancora un po' prima di annunciare la crisi. Non sia mai che la Lega passi per il partito pro casta. Leggi anche: Matteo Salvini, non esclude il rischio crisi: delirio 5s sul taglio ai parlamentari In realtà però la situazione è più complicata del previsto, perché la riforma del Parlamento non ha ottenuto alla Camera l'approvazione da parte dei due terzi dei deputati e, al Senato, presumibilmente i margini saranno ancora più stretti. Non si verificherà, cioè, la condizione che la Costituzione impone affinché le modifiche alla Carta fondamentale non possano essere poi sottoposte a un referendum confermativo. Sia chiaro: il referendum non è obbligatorio e chi lo proporrà - un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali - correrà il rischio dell'impopolarità. In assenza della maggioranza qualificata delle Camere, i proponenti avranno tempo tre mesi per richiedere il referendum. Si arriva così a dicembre. Senza dimenticare i lunghi tempi tecnici per celebrarlo. Volendo essere ottimisti, se ne parlerebbe a marzo. Chissà però se Salvini riuscirà a resistere fino a quella data?