Matteo Salvini, Fabrizio Masia: "Deve capitalizzare. Ma attenzione all'economia"
L'economia». Fabrizio Masia, general manager di Emg Acqua, non ha dubbi su quale sia, per Matteo Salvini, il campo di battaglia decisivo sul fronte del consenso: il ministro dell' Interno, che pure veleggia col vento in poppa assicurato da sondaggi favorevoli, per blindare la sua posizione in caso di elezioni anticipate «deve portare a casa risultati a livello pratico. Lavoro, tasse, potere di acquisto, pensioni, buste paga. Sta arrivando il momento del redde rationem e Salvini lo sa: va bene il fiuto politico e la capacità evocativa, ma il "racconto leghista" diventa difficile da gestire senza effetti sulla vita quotidiana». La maggioranza è in perenne fibrillazione: al leader della Lega conviene davvero andare a votare? «Nella nostra rilevazione di martedì scorso, la Lega aveva il 36,5% delle intenzioni di voto. Questo significherebbe, grazie all' alleanza con Fratelli d' Italia, che oscilla tra il 6 e il 7%, conquistare il controllo di Camera e Senato. Dal punto di vista squisitamente numerico, quindi, a Salvini conviene capitalizzare questo consenso. Poi è chiaro che il discorso è più complesso». L'inchiesta sui presunti fondi russi al Carroccio non rischia di penalizzare la corsa leghista? «Tutte le vicende giudiziarie che hanno interessato la Lega - dal "caso Siri" a quello del sindaco di Legnano - sono vissute dagli elettori come lontane. Il cosiddetto "Russiagate" non fa eccezione: o emerge in modo inequivocabile che la Lega ha ricevuto finanziamenti illegali, o il caso è chiuso: agli elettori non interessa, neanche approfondiscono. Diverso sarebbe se il caso avesse conseguenze sulla vita concreta delle persone: ma non è così». Il Movimento 5 Stelle non pare in grado di invertire la tendenza a livello di consensi: perché? «Noi accreditiamo i pentastellati del 17%, un dato molto vicino a quello delle Europee. M5S non è in ripresa. E i motivi vanno ricercati in quello che sta accadendo a destra e sinistra. A destra, lo spazio è occupato dalla forza "conservativa" della Lega; a sinistra, dal recupero del Pd. In queste condizioni, è difficile per i grillini recuperare terreno». Cosa dovrebbero fare per invertire la tendenza? «I vecchi "brand", come il reddito di cittadinanza, l' onestà e la trasparenza, hanno via via perso appeal. Serve qualcosa di nuovo, forze diverse». Si vocifera su un possibile ribaltone in Parlamento: da M5S-Lega a M5S-Pd. La novità come sarebbe accolta dagli elettori? «Un ribaltone sarebbe un regalo, in termini di consenso, per la destra». Perché? «A distanza di un anno tornerebbe in vita un accordo che lo stesso M5S, dopo le Politiche del 2018, aveva scartato a favore di quello con la Lega. Allo stesso tempo, quel Pd che appena chiuse le urne aveva assicurato che non avrebbe mai trattato con i grillini, adesso accetterebbe di farlo. Sarebbe difficilissimo, per entrambe le forze politiche, giustificare una simile retromarcia». di Tommaso Montesano