Sondaggio Swg, la Lega in volo fa scattare il piano B: soccorso rosso al M5s, una voce a Palazzo Chigi
Nemmeno il caso Russiagate riesce e tarpare le ali a Matteo Salvini: lo dimostra il sondaggio settimanale del TgLa7 secondo il quale la Lega addirittura guadagna rispetto a sette giorni fa, arrivando alla cifra monstre del 37,7%. Doccia fredda per gli inseguitori, dato che se i 5 Stelle guadagnano solo mezzo punto percentuale (17,9%) il Pd addirittura arretra, passando dal 22,7% al 22. Una tempesta in un bicchier d' acqua, quindi? Non esattamente, dato che - nonostante il conforto del consenso - stavolta Salvini è costretto a fare i conti con un piano B che emerge dentro e fuori le aule parlamentari. E che vede coinvolti i grillini, Giuseppe Conte, i ministri tecnici e anche la sinistra. Leggi anche: "Fino a dove è sceso il Pd". Il sondaggio della Ghisleri: grazie, Carola? «Se si entra in un terreno di scorrettezza istituzionale». Il messaggio felpato del premier diretto a Salvini si traduce grossomodo così: a brigante, brigante e mezzo. Dove quel "mezzo" in più è lo scenario che la mattina del 27 maggio, dopo l' exploit del Carroccio alle Europee, nessuno poteva (od osava) immaginare: un governo senza il Capitano. Se il vicepremier leghista ha scelto di rilanciare all' assedio politico-mediatico sul caso Savoini con la «vita vera» - ossia incontrando al Viminale sindacati, associazioni e mondo produttivo - l' uno-due arrivato ieri da palazzo Chigi (a cui si aggiunge la smentita sulla versione di Salvini a proposito dell' invito di Savoini a villa Madama) e da Luigi Di Maio («Basta recite - ha attaccato a sua volta rivolto all' altro vicepremier-, pensiamo a governare») conferma che da questo momento in poi ogni passo del leghista procederà sotto il fuoco incrociato dei due. Semplice strategia di contenimento dell' alleato che ha scoperto un inatteso fianco sul "caso rubli"? Per nulla, se è vero come è vero che negli ultimi giorni gli indizi - uniti all' imminente "data di scadenza" dell' ormai celebre finestra elettorale di settembre - fanno ventilare qualcosa di più. Un lavorio per bruciare il terreno sotto i piedi di Salvini a cui si aggiunge, ora, la speranza della grande chance: consegnare a Conte una reinvestitura, potenzialmente di legislatura, senza Matteo. Soccorso rosso - Con chi, oltre i grillini? Chiaro, con l' attenta regia del "terzo partito" di ispirazione quirinalizia - che del resto già conta nell' attuale governo due dicasteri fondamentali, il Mef e la Farnesina - e il "soccorso rosso" del Pd che, data la posta in palio (e i sondaggi che non registrano alcun effetto rimonta dopo l' arrivo del "fratello di Montalbano"), è già di fatto assicurato. Lo scenario aperto dai file di Buzzfeed, insomma, sembra plasmarsi per gli avversari, i presunti amici e il deep state all' italiana come l' occasione d' oro per chiudere nell' angolo Salvini e fornire una "questione morale" a tutti i perdenti dell' ultima tornata elettorale. Lo conferma la corrispondenza di amorosi sensi negli ultimi giorni, diventata uno schema degno dei migliori palleggiatori: Zingaretti lancia l' assist, sostenendo che il ministro dell' Interno debba riferire in Aula sull' incontro di Savoini con emissari russi al Metropol? E i 5 Stelle con Di Maio raccolgono la palla in area accettando l' idea della (ennesima) commissione d' inchiesta e intimando soprattutto «che quando il Parlamento chiama il politico risponde». La terzietà di Conte? Eccola: «Dobbiamo trasparenza ai cittadini». Un caso dettato dalla contingenza? Tutt' altro. Basta volgere lo sguardo a ciò che avvenendo oltreconfine. Nel gioco degli equilibri da leggere inevitabilmente in chiave interna non è passato inosservato il ticket di fatto sancito a Bruxelles fra il dem David Sassoli, neopresidente dell' Europarlamento, e il grillino Fabio Massimo Castaldo eletto suo vice (coi leghisti fuori dai giochi): «Prove di un patto esportabile in Italia?», si chiedevano i più accorti dal Carroccio. Gli indizi - L' ennesimo indizio che a questo punto fa una prova è giunto poi dal "piano Moavero". Un progetto europeo per la redistribuzione dei migranti (esattamente ciò che i partner europei hanno sempre negato all' Italia), spuntato come un fungo - guarda caso nel momento in cui Salvini è impelagato nel dossier sui presunti fondi dalla Russia - dalla testa del finora impalpabile ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Un piano, fatalità, applaudito dai 5 Stelle e dalla sinistra Pd. Obiettivo, da leggere in controluce? Realizzare il sogno dei grillini alla Roberto Fico: spostare la gestione del fenomeno (incluso il tema del contrasto alle Ong) da Roma a Bruxelles. Un modo per devitalizzare l' azione del ministro dell' Interno sul punto dove ha costruito la più formidabile opposizione all' inanità dell' Ue. Insomma, davanti alla prima vera crisi politica per Salvini - superiore per forza "narrativa" al caso Siri - una crisi pilotata sì ma dal lato 5 Stelle non sarebbe più un tabù né un salto nel buio, dato che una maggioranza alternativa e benedetta dalle alte sfere Ue si sta manifestando. Un' offerta difficile da rifiutare se è vero come è vero che - fra la tagliola del ddl costituzionale sulla riduzione dei parlamentari e la regola interna del secondo mandato per i membri MoVimento - la fila dei neoresponsabili pronti a sostenere qualsiasi esecutivo è pronta a riempire una curva da stadio. Figuriamoci la metà più uno dell' emiciclo. di Antonio Rapisarda