Gianluca Savoini come Strache. Retroscena Lega: i fondi russi "una trappola stile Austria"
"È come in Austria, ve lo ricordate?". Dal cuore della Lega tutti sono sicuri: l'intercettazione in cui Gianluca Savoini avrebbe contattato Mosca prima delle elezioni europee di maggio e tutta la storia dei "fondi russi" del Carroccio sarebbero solo "una trappola", un "complotto". Le voci leghiste, raccolte dal Fatto quotidiano, riferiscono di strane analogie con lo scandalo che proprio alla vigilia del 26 maggio ha travolto il vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, leader dei nazionalisti dell'Fpo, costretto a dimettersi alla vigilia delle Europee per un video di due anni prima (ma pubblicato solo a maggio scorso) in cui il politico sovranista e il suo braccio destro promettevano appalti alla nipote di un miliardario russo (finta) in cambio di finanziamenti occulti al partito. Leggi anche: "Emissario Lega cercava soldi a Mosca". Salvini furioso: "Querelo tutti" Il tesoriere leghista Giulio Centemero non ha dubbi: "Matteo Renzi chiede se si tratta di una fake news o di uno scoop? Rispondo che è buona la prima, è un falso clamoroso: basta vedere i nostri bilanci, che sono online, per capirlo". La tesi difensiva poggia sul fatto che Savoini non avrebbe agito né intrattenuto rapporti con la Russia in nome e per conto della Lega e che quindi sia stato lui "a cadere in una trappola ordita per delegittimare l'azione politica del Carroccio", scrive il Fatto.