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Sea Watch, Carola Rackete e la gip Vella hanno abrogato il decreto sicurezza di Salvini: la "scriminante"

Giulio Bucchi
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La gip di Agrigento Alessandra Vella e Carola Rackete, insieme, hanno di fatto "abrogato" il Decreto sicurezza di Matteo Salvini. La decisione di non convalidare l'arresto della 31enne capitana tedesca della Sea Watch, accusata di resistenza a nave da guerra per aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza durante l'attracco senza autorizzazione al molo di Lampedusa, di fatto rappresenta un precedente legale pesantissimo che va in direzione contraria alle disposizioni del Viminale. Il quotidiano spagnolo El Pais, non a caso, definisce la sentenza del Gip "un emendamento giudiziario al salvinismo", esultando.  Leggi anche: "Lei eroina, noi delinquenti". Sea Watch, la rabbia del finanziere contro Carola e il giudice Sul fronte opposto, è critico il commento del Tempo, secondo cui la Gip ha "sancito i porti italiani come socchiusi". Il giudice si è affidato allo scudo di immunità dell' articolo 51 del codice penale che riconosce una "scriminante" a chi ha agito "all'adempimento di un dovere", nella fattispecie quello di "salvare vite umane in mare". In questo modo, "i porti chiusi diverrebbero una dichiarazione di principio e nulla di più" e di fatto "la magistratura autorizza a violare i confini nazionali disinnescando le conseguenze sanzionatorie con l'alibi dell'adempimento del dovere", come accade con i Vigili del fuoco che sfondano un portone violando un domicilio privato nel tentativo di spegnere un incendio. Ma in questo caso, l'ombra di una giustizia politicizzata (di più, ideologizzata) è pericolosamente in agguato.

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