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Bruno Tabacci, nove partiti e mille poltrone ma sempre meglio di Emma Bonino

Cristina Agostini
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Bruno Tabacci, chi è costui? O meglio, a che partito appartiene? Domanda impegnativa, alla quale forse solo l' interessato non faticherebbe a rispondere. Già perché, nato democristiano, l' ex presidente della Regione Lombardia dei tempi in cui gli elettori non si sceglievano direttamente il proprio governatore, di sigle politiche nei suoi cinquant' anni di attività ne ha girate ben nove. Prima di approdare a +Europa, dove con la Bonino forma una coppia, anzi un' accoppiata, che, quanto a eterogeneità, ha poco da invidiare a quella di governo Di Maio-Salvini, Tabacci è infatti transitato attraverso Dc, Ppi, Udr, Ccd, Udc, Rpl, Apl, senza farsi mancare un incarico come assessore del Bilancio a Milano, con il sindaco Pisapia, e una partecipazione alle primarie per il candidato premier della sinistra, dove è stato battuto da Pier Luigi Bersani. La sconfitta era annunciata, perché la popolarità dell' uomo è inversamente proporzionale alla sua volatilità politica, anche se l' interessato sicuramente direbbe di sé che è sempre lo stesso e ha dovuto cambiare molto per rimanere fedele ai propri principi, tratteggiando un quadro vagamente gattopardesco. La notizia comunque è che domenica scorsa Tabacci è diventato presidente di +Europa, incarico che si aggiunge alla presidenza del Centro Democratico. L' impresa non era proibitiva, visto che a +Europa sono quattro gatti e altrettanti parlamentari, lui, la Bonino e tali Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia, radicali di penultima generazione, però è pur sempre una poltrona in più nel curriculum. Leggi anche: Non soltanto George Soros, spuntano tutti i nomi: chi finanzia Emma Bonino, il più grave dei sospetti Intendiamoci, Tabacci non è affatto antipatico, tantomeno un improvvisato. È un economista preparato e un politico di razza con solidi valori, quelli dello Scudo Crociato, che in fondo non ha mai tradito, almeno fino al matrimonio con i radicali. Tuttavia, malgrado il suo europeismo, non è Alcide De Gasperi, per questo stupisce la sua straordinaria resilienza. Consigliere comunale fin dal 1970, entrò in Parlamento nella legislatura di Tangentopoli, che, come fece con molti, lo travolse e poi lo assolse. Ci impiegò quattordici anni a tornare sugli scranni, da dove nessuno è più riuscito a rimuoverlo. Il sospetto è che il segreto della sua resistenza stia nella scarsa visibilità di cui gode. Si tiene intelligentemente lontano dalla tv, anche perché è l' anti-populista per eccellenza e ogni volta che apre bocca in video dà la sensazione di perdere il doppio dei voti che ha. Può essere paragonato a uno di quei centravanti di grande mestiere, che non li vedi mai, te li dimentichi, se proprio vuoi farci caso ti sembra che sbaglino tutto e siano fuori partita, ma poi all' ultimo minuto si svegliano e segnano il gol della vittoria, lasciando avversari, e compagni, con un palmo di naso. NEI SALOTTI - Serio, schivo ma piacevole, fumantino, buon ciclista come Prodi, del quale però ha minor boria, fa specie vederlo con la Bonino perché in realtà lui è un politico da salotto. Più che radical, è radical chic, anche se il termine fa orrore, tant' è che è stato eletto nel collegio di Milano 1 e che la sua creatura, la quale, malgrado si chiami +Europa, a Bruxelles non ha mandato nessuno, nel centro del capoluogo lombardo ha superato l' 8%, quadruplicando il risultato nazionale. Dei salotti milanesi, ma pur di quelli capitolini, il presidente del resto è assiduo frequentatore, altrimenti non esisterebbe la pagina facebook "Marxisti per Tabacci", e neppure egli avrebbe potuto avere una lunga relazione sentimentale con Angiola Armellini, l' immobiliarista romana accusata tempo fa di aver nascosto al Fisco 1243 immobili. «E che male c' è se ero il suo compagno?» si schernì l' interessato ai tempi dello scandalo, «lei è una bella signora, e poi non è mica Ruby». Rapito dall' avvenenza della donna, gli sfuggì tutto il resto. CONTROCORRENTE - Sarebbe sbagliato però pensare che la carriera di Tabacci sia stata tutta in discesa, nel senso di comoda, non in quello di declinante. Fervente antiberlusconiano, benché abbia sempre trovato dove accasarsi, l' uomo si è dato da fare parecchio per crearsi e difendere il proprio spazio politico. Nuota controcorrente con un' abilità tanto straordinaria da risultare inspiegabile: numero uno al Pirellone per lo Scudo Crociato quando a Milano imperava Craxi, parlamentare Dc quando furoreggiava il pm Di Pietro, nel Ppi con Mortimer Martinazzoli, europeista in tempi di sovranismo, per restare a galla ha dovuto saltabeccare da Cossiga a Casini e da questo a Baccini e Pezzotta, fino a flirtare con Follini e Rutelli. Vita dura, insomma. Politicamente nessuno gli ha regalato nulla. Nella sua anti-modernità e nel suo essere un' icona anti-selfie, Tabacci ha sempre avuto il merito di sembrare un duro rispetto alle gelatine che ha frequentato. In finale, non possiamo dirci dispiaciuti per l' ennesimo incarico del deputato. Alla presidenza di +Europa, è comunque meglio lui della Bonino. di Pietro Senaldi

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