Alessandro Di Battisa al verde: Il Fatto Quotidiano non gli compra i reportage, e così...
«E mo' basta. Mo' questo ce sta veramente fracanando le palle...». Come non dare torto all' anonimo deputato romano pentastellato che con questa metafora - così, velata, tra il detto e non-detto - descrive il frastagliato flusso d' emozioni del Movimento nei confronti di Alessandro Di Battista? Già. Perché non solo ci sono i casini del post-elezioni, la balcanizzazione interna, il vassallaggio a Salvini e la procedura d' infrazione; ci mancava pure il Dibba il quale dalle pagine del suo nuovo libello, Politicamente scorretto edito da Paperfist del Fatto Quotidiano, spara melma verso il governo e il suo stesso partito. Ché va bene bersagliare Salvini, o massacrare il Pd, o paragonare Berlusconi a Buster Keaton quand' era vecchio e rincoglionito. Ma, insomma, affermare riguardo a Di Maio che ha ottenuto «molti successi, ma il cambiamento vero si ottiene con il coraggio» o che «non abbiamo più un sogno, basta essere complici» imputandogli l' errore di avere taciuto sui 49 milioni scomparsi delle Lega; be', tutto ciò significa non soltanto tradire i colleghi parlamentari che si smazzano nel tentare di far star su la baracca, ma delegittimare la tua stessa appartenenza. Fracanare le palle, appunto. Ma non è tutto. Dal colloquio con Marco Travaglio Dibba si lascia sfuggire che «ci sono buone possibilità che il governo cada "entro la fine dell' estate e non sarà colpa dei Cinque Stelle"», che non è una cosa carina, specie se al governo ci sono i tuoi. Leggi anche: La notte delle Europee, follia di Di Battista contro Salvini Ora, quando Di Maio alle accuse del Dibba risponde: «Non ho letto il suo libro, sono concentrato sul salario minimo», be', ha ragione da vendere. Innanzitutto perché prima di riuscire a finire un libro di Di Battista, Di Maio fa in tempo a scriverne uno lui. Eppoi perché il Capo del Movimento conosce bene le domande che ora gli stessi ex compagni si pongono neanche troppo silenziosamente: ma a che titolo esterna Di Battista? E perché, invece di puntare il ditino contro gli altri e rifiutare tutti i ruoli che gli propongono, non si butta nella mischia evitando spiacevoli imbarazzi? Il Corriere svela che il contratto con la casa di produzione Loft, sempre il Fatto, di 20/25mila euro mensili per il suo reportagino da Super8 anni 70 in India sia sfumato per un' oggettiva sfasatura del rapporto costi/benefici. E che il Dibba si sia trovato all' improvviso con un budget risicatissimo. Finora, con famiglia a carico, sull' onda della popolarità da Che Guevara grillino, aveva girato il mondo - pagato - più di un dipendente della Lonely Planet. Poi, però i soldi finiscono. E se non sei Bruce Chatwin o non verghi inchieste epocali, difficile che di 'sti tempi ti rinnovino il contratto. Sicché ecco che il nostro si ributta su un cammino già felicemente percorso: l' editoria. I libri A testa in su e Meglio liberi pare gli avessero fruttato 50mila euro. Gli è rimasto in canna quest' ultima prodezza letteraria da commercializzare. E, dato che ne stiamo parlando tutti, almeno dal punto di vista del marketing, Dibba, il maestro Yoda della comunicazione pentastellata, è riuscito ancora una volta a finire sui giornali. E, in più, per alimentare la sua presenza solo virtuale nella grande friggitoria della politica italiana, eccolo agire contro Di Maio con la scusa «di spronarlo, di criticarlo ove necessario» ma magari anche solo per prenderne il posto. Ed eccolo riempire social e chat con i suoi affondi da rivoluzionario da tinello ma senza il lucore non dico di una minima rappresentanza, ma di uno straccio di seguito. Il che mi stranizza. Non capisco a che titolo Dibba possa sparare contro Malagò, Fazio, i Benetton, o Chiamparino che, piacendo o meno, qualcosa nella vita hanno realizzato. E non capisco quest' accanimento del M5S verso la mitopoeitica del Dibba: quando Di Maio ha accennato a rimetterlo in campo con tutto il suo apparato retorico movimentista, ha avuto una mazzuolata epica alle Regionali. È che se si chiedi al Dibba il motivo di questo suo girare a vuoto, rischi che ti risponda scrivendo un altro libro. di Francesco Specchia