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Decreto sicurezza, regioni rosse contro Matteo Salvini: "Riaprire i porti", ricorso in Consulta

Davide Locano
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Una nuova offensiva contro Matteo Salvini a pochi giorni dall'approvazione in CdM del decreto sicurezza-bis. Qui si parla del primo pacchetto di norme su immigrazione e sicurezza, quelle entrate in vigore lo scorso ottobre (il decreto fu convertito in legge a dicembre). Il punto è che diverse regioni italiane si sono opposte alle misure, facendole arrivare al vaglio della Corte costituzionale (nonostante la firma in calce al decreto apposta da Sergio Mattarella). Mercoledì prossimo, quindi, la Consulta, in udienza pubblica, avvierà l'esame dei ricorsi presentati dalle regioni Sardegna, Umbria, Emilia-Romagna, Basilicata, Marche, Toscana, Calabria e Piemonte. Tutte regioni rosse, ovviamente, le quali sostengono di avere individuato delle violazioni della Costituzione nelle norme che hanno introdotto modifiche sui permessi di soggiorno, sull'accoglienza dei richiedenti asilo e sull'inscrizone anagrfica. Leggi anche: "Rapporti con gli scafisti?": Salvini inchioda le Ong In particolare, la protesta si concentra sui "porti chiusi", misura contenuta nell'articolo 1. Secondo le regioni scese in campo contro Salvini, e previsioni specifiche di permesso di soggiorno per "casi speciali" sarebbero insufficienti ad assicurare la copertura dell'intera area di accoglienza dovuta in base agli obblighi costituzionali, sovranazionali e internazionali di tutela. Ma non solo. Le regioni rosse hanno rilevato altri ipotetici profili di incostituzionalità negli articolo 12 e 13 del decreto.

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