Csm, Renato Farina e il cupo sospetto sulla caccia alle streghe in magistratura: "Cosa c'è dietro"
In questo momento, mentre scriviamo, e mentre voi leggete, c' è chi sta assiepando fresche fascine per l' orrenda pira. Le streghe prescelte per il falò stavolta sono pescate tra le toghe. Anzi, la Strega, con un imprevedibile testa-coda della storia italica, è diventata la magistratura intera. In blocco equanime, destra o sinistra, giudici o pm, e amen. La magistratura non intesa come singoli, onesti o disonesti, ma nelle sue strutture portanti e nella sua architettura interiore: con il suo organo di autogoverno, le sue correntone e correntine. La tentazione sarebbe quella che fu espressa dall' aforisma immortale di Amici miei: piatto ricco, mi ci ficco. Tirare qualche sberla anche noi, come le tricoteuse, a parrucche e toghe esposte al pubblico disdoro. Be', non in nostro nome, non partecipiamo al raduno degli specialisti nei calci dell' asino. Noi crediamo che sia giusto e financo doveroso criticare arresti precipitosi, violazione di segreti, sentenze spropositate (esempio recente: quella che ha riguardato Formigoni), ma nei periodi di caccia alle streghe è buona regola difendere le streghe. L' Inquisizione ha sempre dalla sua il popolo? Pazienza, preferiamo obbedire alla nostra modesta coscienza. Leggi anche: Csm, Vittorio Feltri: "Chi sono i magistrati e come agiscono" Sono giorni che inquirenti di livelli a noi ignoti consegnano a giornalisti privilegiati stralci di intercettazioni notturne di magistrati e di parlamentari, il cui chiacchiericcio racconta le loro mosse per convincere membri amici e nemici del Consiglio superiore della magistratura a piazzare procuratori giusti nei posti giusti. C' è in ballo l' ufficio principale che possa toccare a un pubblico ministero: quello di Roma. Ci sono candidati che si sono fatti avanti da Palermo e (due) da Firenze. Tutti e tre bravi, inappuntabili. Con titoli tali da leccargli il curriculum. Eppure uno solo sarà quello baciato dal Csm. Gli ipocriti dicono che sia un' illuminazione notturna a dirigere le scelte di uomini immacolati. Bugiardi. La vita è complicata. Le relazioni umane non sono asettiche. E così ciascuno degli intercettati millanta o promette, assicura o inventa di essere in grado di favorire quello che si presume applicherà la legge sì, ma in modo più consono agli indirizzi nobili (o meschini, chi lo sa?) dei convenuti. Da altre parti, ci saranno combriccole simili, con prediletti d' altro conio, ma questo non fa essere quel mondo un inferno di diavoli famelici. È il gioco della democrazia, che ha il palcoscenico, ma pure il dietro le quinte. Che cosa di specifico conterrà quest' oggi il rastrellamento tramite Trojan non sappiamo. Ma se scommettiamo che sarà ricco di fanfaronate gradasse sulla certezza di tirare dalla propria Mattarella e di inni di guerra per far fuori dalla corsa questo o quello, siamo certi di vincere almeno un' orzata. MALEDETTO TROJAN È brutto leggere certe frasi. Ma forse non è neanche tanto bello quest' uso fognario del Trojan, la spia che funziona da microfono permanente. Infatti è stato inserito nel telefono dello sventurato Palamara per fatti che non riguardano le scelte del Csm, ma quell' indagine è diventata il pretesto per consentire di guardare dal buco della serratura presunti orrori, ma in realtà per colorare di opacità le trattative consuete di cui è fatta la quotidianità di ogni categoria e per qualsiasi posizione, quando ci sia da decidere una posizione dirigenziale. La scoperta dell' acqua calda dei dialoghi tra toghe e politici è diventata la pistolettata di Sarajevo per una dichiarazione di guerra all' ordine giudiziario, fino a lambire il capo dello Stato che del Csm è presidente. È LA DEMOCRAZIA, BELLEZZA Il rogo che con voluttà unanime si sta approntando nei confronti della magistratura non ha nulla a che fare con la trasparenza e l' onestà. È ripicca. Dovunque ci siano istituzioni democraticamente elette ci sono preferenze che cercano di farsi strada non obbligatoriamente con i fiori di bei discorsi, ma con il carico degli interessi materiali e persino ideali che ciascuno si porta dietro. La confezione delle liste per le elezioni politiche, la compilazione degli elenchi per guidare l' Ordine dei giornalisti o dei geometri, e un tantino più su - scusate se osiamo - l' affacciarsi di papabili al Conclave hanno un comune denominatore: l' ottenimento del consenso di coloro cui tocca optare per l' uno e per l' altro. E queste scelte assembleari sono precedute e attraversate da pulsioni e discorsi che se acchiappati da un Trojan farebbero diventare verdi i capelli di Trump. Ovvio. Tutti assistiamo con un certo godimento alle rivelazioni di questi giorni sui traffici per promozioni e nomine di magistrati. Sono faccende che danno piacere, perché fanno scivolare dal pulpito, fino a battere il sedere sul duro sasso della natura umana, una categoria che ha un potere ineguagliato e ineguagliabile: dispone della libertà e della reputazione del prossimo. Ma il linciaggio fa schifo, anche per la magistratura valgono i diritti umani. QUALE RIFORMA? Che sia necessaria una riforma della giustizia, e che essa debba prevedere la divisione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti, lo diciamo - citando Giovanni Falcone - dallo scorso secolo. Ma per arrivare a questo è assolutamente ipocrita montare uno scandalo su una vicenda ultra-italiana come quella cui stiamo assistendo. Il Csm potrebbe non esistere? Certo. Bisognerebbe cambiare gli articoli 104, 105, 106 e 107 della Costituzione che gli assegnano poteri ben precisi: nomine, promozioni, disciplina, trasferimenti dei magistrati. Si vuole trasferirli al popolo come in America? Benissimo. Ma le beghe per appoggiare questo invece di quello non cesserebbero di certo. Non esiste un algoritmo che possa dare certezze di premiare i meriti. Si potrebbe limitarsi a cambiare la legge per la scelta dei componenti del Csm. Quella attuale è del 2002. Si dice: tiriamo i nomi a sorte. Al di là del fatto che la democrazia è agonismo, e ci piace di più la competizione della fortuna, siamo proprio sicuri che nessuno truccherebbe i dadi? Intanto, spegniamo il rogo. La giustizia è un tritacarne che ha fatto del male a tanta gente. Usarlo contro i magistrati non ci farà stare meglio. La caccia alle streghe avvelena la vita dei popoli. Critichiamo le toghe. Ma una alla volta, per carità. di Renato Farina