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Silvio Berlusconi e la fusione di Forza Italia con la Lega. La rivolta degli azzurri: "E' un errore"

Cristina Agostini
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Per un Matteo Salvini che preferisce glissare sull' ipotesi di fusione tra Lega e Forza Italia («non è all' ordine del giorno», dice ai giornalisti, e silenzio assoluto sull' argomento al consiglio federale del Carroccio), c' è un intero partito azzurro che va in fibrillazione dopo che Libero e altri quotidiani hanno scritto del progetto di Silvio Berlusconi. Anche l' ipotesi più morbida, quella della federazione tra i due partiti, crea mal di pancia. Al pari dell' idea di fare le primarie, assai poco gradita tra i dirigenti. L' ex ministro Gianfranco Rotondi, democristiano e vicepresidente dei deputati di Forza Italia, ritiene mortale l' abbraccio con Salvini: «Escludo che il presidente possa avere proposto la fusione con la Lega. Lo dico a Silvio con l' affetto e la libertà di sempre: sarebbe un errore. Ridurrebbe la stessa dialettica con Giovanni Toti a una lite per chi gestisce la resa a Salvini». Michaela Biancofiore, deputata e coordinatrice regionale del Trentino-Alto Adige, applaude all' accordo, purché sia federazione e non fusione: «Ancora una volta è il presidente Berlusconi ad avere la visione politica più arguta, lanciando la federazione del centrodestra, cioè la nazionale politica italiana che potrebbe conseguire fino al 75% dei collegi elettorali». La gran parte dei forzisti, però, spera che le strade dei due partiti rimangano ben distinte. Il senatore Francesco Giro sostiene che «una grande forza centrale e centrista è storicamente indispensabile. Abbiamo il carisma di Silvio, al quale dobbiamo unire la forza di un gruppo che dovrà essere guidato da Berlusconi con un volto nuovo accanto, come quello di Mara Carfagna». C' è preoccupazione anche per quello che Toti e i suoi convocati potranno combinare il 6 luglio al teatro Brancaccio. Sempre Giro: «Temo che sia l' epilogo per una nuova scissione che non darà frutti per il centrodestra, ma al contrario lo mutilerà ancora e incomprensibilmente». L' ex presidente del Senato Renato Schifani frena dinanzi all' ipotesi della fusione, ma non ad un accordo meno vincolante: «Sicuramente è più percorribile una federazione di centrodestra». Mentre l' eurodeputato Massimiliano Salini, da pochi giorni coordinatore del partito in Lombardia, invita a marcare le differenze dal Carroccio: «Per evitare il flusso di voti verso la Lega bisogna chiarire che cosa ci distingue dalla Lega». Un avvertimento rivolto soprattutto a Toti, ma non solo a lui. Il deputato Osvaldo Napoli avverte che c' è una cosa «da non fare» assolutamente, ed è quella di «inseguire un alleato riottoso o indisponibile: significa mettere in conto una sconfitta politica che può lasciare tramortiti». Tra i pochi che invocano le primarie c' è Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Premesso che «finché ci sarà Berlusconi, lui rimarrà il leader di questo partito», chiede «un cambio completo», invocando la partecipazione al voto non solo degli iscritti, ma «addirittura di tutti coloro che vogliono partecipare alla costruzione e al rilancio del partito». Anche per tranquillizzare i suoi sul fatto che non intende rincorrere le proposte di Salvini, durante il comitato di presidenza, riunitosi giovedì a palazzo Grazioli, Berlusconi ha distribuito una sorta di "manifesto". Il fondatore immagina Forza Italia come «il centro pensante, operativo e insostituibile del Centro-destra, che senza di noi non sarebbe un Centro-destra, ma soltanto un Destra-Destra estremista, incapace di ottenere la maggioranza e comunque di governare». Nel documento c' è pure la rivendicazione di un «patrimonio di competenze di serietà, di cultura, di esperienza, di passione civile, di valori, di ideali, di realizzazioni, di programmi, che manca a tutte le altre forze politiche». Inclusa la Lega, che però oggi possiede i voti che Forza Italia non ha più. di Stefano Re

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