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Csm, valanga su Luca Lotti. "Solo fango", "Deve lasciare". Pd, regolamento di conti contro i renziani

Giulio Bucchi
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"Io non giudico nessuno, ma Luca Lotti ora valuti attentamente se è il caso di lasciare il Pd finché non sarà chiarita la sua posizione". Il caos procure che ha investito il Csm è diventato ben presto un caso politico tutto interno ai democratici, quasi un regolamento di conti tra correnti. È il tesoriere Luigi Zanda, intervistato dal Corriere della Sera, a puntare il dito direttamente contro l'ex sottosegretario e fedelissimo di Matteo Renzi, che insieme all'ex collega di governo Cosimo Ferri avrebbe intrattenuto rapporti molto stretti con alcuni magistrati. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti dell'inchiesta per corruzione che ha portato all'arrestato di Luca Palamara, ex presidente Anm e membro Csm, ci sarebbero state manovre sotterranee e pressioni per dirigere le nomine delle varie Procure, con Lotti e Ferri in prima fila anche nell'attaccare l'altro dem David Ermini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Frasi come "Dobbiamo fare la guerra", e "A Ermini dobbiamo mandare un messaggio forte". Leggi anche: "La verità sulla superiorità morale dei magistrati". Sallusti seppellisce Palamara e toghe "Solo fango su di me - è la replica di Lotti -. È stato scritto che sarebbero state decise le nomine dei capi di alcune Procure, scelta che in realtà spetta al Csm. Quindi ho commesso reati? Assolutamente no. Ho fatto pressioni o minacce? Assolutamente no". Zanda però ne fa un problema di opportunità, proprio come il segretario dem Nicola Zingaretti: "Il mio Pd non si occupa di nomine di magistrati". Messaggio chiarissimo al "vecchio" Pd, quello di Renzi e Lotti.

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