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Silvio Berlusconi, la profezia di Fabrizio Cicchitto: "Che cosa rischia il 6 luglio. Se non si muove..."

Davide Locano
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Caro direttore, è certamente vero che i partiti nati in seguito a scissione non hanno avuto mai una vita fortunata. Vale però anche l' inverso: tutte le scissioni hanno complicato la vita ai partiti che ne sono stati oggetti. Così le scissioni prima del PSDI, poi del PSIUP si sono risolte entrambe in un fallimento (molto più marcato quello del PSIUP). Tuttavia il PSI è stato colpito da esse in modo assai forte, sia da quella socialdemocratica si da quella del PSIUP nel 1964 al decollo del centrosinistra: essa ridusse la forza politica e contrattuale del PSI nei confronti della DC per cui fu un favore fatto ai dorotei. Venendo ai giorni nostri esistono pochi dubbi sul fatto che tutte le rotture che hanno riguardato Forza Italia e il PDL si sono tradotte in un fallimento politico per chi ne è stato protagonista. Leggi anche: Vittorio Feltri, la sentenza con cui "condanna" Giovanni Toti Possiamo fare anche l'elenco dei nomi: Fini, Alfano, Tremonti, Verdini e aggiungere anche le uscite silenziose di singole personalità (Urbani, Pera). Vale però anche l' inverso. Forza Italia da tutte questa serie di frattura ne è uscita dimezzata. Le cifre parlano chiaro: Forza Italia nel 1994 prese il 21,01%, Forza Italia-PDL nel 2008 il 37,38%, Forza Italia nel 2018 il 14%. Le stesso preferenze alle europee di Berlusconi oggi sbandierate perché a quota 500.000, prima sono state costantemente appena sotto i 3 milioni. In sostanza Forza Italia ha perso tutta una classe dirigente di un certo livello e ciò si è riflesso anche sul suo consenso politico ed elettorale. MEGLIO MUOVERSI Lei, direttore, ha fatto quel ragionamento per esorcizzare quella che, per il 6 luglio, si profila come una nuova scissione da Forza Italia, promossa da Toti che paradossalmente fa riferimento ad un'"Italia che cresce". Lei ha ragione quando rileva che Toti rischia di dar vita ad un ennesimo partitino, senza futuro se non quello di dar vita ad una formazione "soi disant" moderata, ma legata in partenza con un patto di ferro con la Lega e con Fratelli d' Italia con l' obiettivo di infliggere a Forza Italia un colpo assai duro e possibilmente anche di emarginarla totalmente dal gioco politico nazionale. Fossi Berlusconi, però, non starei fermo e immobile di qui al 6 luglio. Qualora Forza Italia volesse accentuare la sua autonomia politica e organizzativa di forza del centro moderato liberale e riformista essa dovrebbe gratificare e non deprimere le sue forze nel mezzogiorno che anche alle europee hanno messo in evidenza di portare a Forza Italia un autonomo contributo che si aggiunge a quello che di suo in modo decisivo mette in campo Berlusconi: parliamoci chiaro, l' 8,79 % di Forza Italia è una media dove al sud e nelle isole il partito organizzato, con parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali ha portato il 12,28% al sud e il 14,77% nelle isole, una cifra che per di più non si trova affatto rappresentata negli attuali vertici di Forza Italia. SERVE UN SEGNALE E allora, se prima del 6 luglio, con una mossa a sorpresa delle sue, anche per dare un segnale di novità (non di discontinuità), Berlusconi nominasse come coordinatrice nazionale la meridionale Mara Carfagna, che ha già dato, insieme ad altre personalità come Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini, delle prove brillanti sul piano dei dibattiti parlamentari e in televisione, farebbe "la mossa del cavallo". Sappiamo che è stato convocato un congresso, ma di qui al congresso campa cavallo e lei mi insegna, caro direttore, che oggi la politica ha dei ritmi e una velocità assai diversi dai tempi lenti e compassati che la caratterizzavano nel passato. Non vorrei che questa mia "provocazione" fosse male interpretata, ma non avendo nessun complesso dell' ex ritengo che, in assenza del meglio, cioè di un nuovo e sfavillante soggetto politico di centro (del quale ci sarebbe un grande bisogno) è auspicabile che non si riverifichi la graduale fine di Forza Italia che è l' unico partito di centro esistente, una fine provocata anche da una successione di mille scissioni, di fughe di singoli dirigenti e quadri e dallo strangolamento attraverso la garrota messa in atto da un cerchio magico assai stretto e rigido. Prima che tutto ciò possa avvenire sarebbe auspicabile che il Cavaliere desse uno dei suoi segnali come avvenne per esempio a suo tempo per il discorso dal predellino. di Fabrizio Cicchitto

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