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Giuseppe Conte, strategia suicida contro l'attacco finanziario all'Italia: dare la colpa a Matteo Salvini

Davide Locano
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Prepariamoci alla campagna elettorale sotto l' ombrellone. Se ne sta facendo una ragione pure Sergio Mattarella, che ieri ha spiegato le regole del gioco a Luigi Di Maio, nel colloquio che i due hanno avuto al Quirinale. Al vicepremier grillino, preoccupato per il proprio posto di lavoro, il capo dello Stato ha risposto che o lui e Matteo Salvini firmano rapidamente un trattato di pace credibile, consentendo a Giuseppe Conte di governare sul serio, oppure sarà inevitabile sciogliere le Camere in tempo per votare in una delle ultime tre domeniche di settembre, in modo che per metà ottobre ci sia un nuovo governo in grado di varare la prossima finanziaria. E sul Colle sono convinti che l' ipotesi più probabile sia la seconda. L'ultimatum di Conte ai capi di M5S e Lega, insomma, sebbene partorito dalla testa del premier, è condiviso dal presidente della Repubblica. Il quale non ha alcuna intenzione di fare a Di Maio e Salvini il regalo in cui forse sperano: un esecutivo tecnico che raddrizzi i conti con una manovra lacrime e sangue, prendendosi gli insulti da tutti, e poi consegni il Paese a chi vincerà le elezioni, da fare nella prossima primavera. Il barometro dice estate rovente, dunque, e già si sa che spread e debito saranno al centro dello scontro. Leggi anche: Giuseppe Conte fuori controllo: la risposta evangelica ai fotografi Conte si è portato avanti col lavoro nel suo discorso di lunedì, quando ha detto che «l' equilibrio di finanza pubblica ci è imposto non solo dalle regole europee, che rimangono in vigore fin quando non riusciremo a cambiarle, ma dal fatto che siamo costretti a finanziare il nostro debito sovrano sul mercato, per cui rimaniamo esposti alla fiducia degli investitori». Ce l' aveva con Salvini ed era la prima di tante polemiche che i due faranno nei prossimi mesi, se la situazione precipiterà. Il premier, infatti, è sempre più tentato dall' idea di partecipare alle elezioni politiche in prima persona. A capo di una lista civica centrista o addirittura alla guida dello stesso movimento di Davide Casaleggio. I sondaggi, del resto, parlano chiaro: Conte oggi è l' unico in grado di reggere il confronto con il ministro dell' Interno. La rilevazione dell' istituto Ixè fatta il mese scorso per l' Huffington Post li dà addirittura appaiati: ognuno dei due ha la fiducia del 47% degli italiani; Di Maio, medaglia di bronzo, li guarda da 15 punti più sotto, Nicola Zingaretti non ne parliamo. Consensi che sarebbe uno spreco non sfruttare. Così, pur sperando nel meglio, cioè nella sopravvivenza del governo, Conte si prepara al peggio. Tanto da avere lanciato il leitmotiv della propria campagna: l'irresponsabilità della Lega. Di chi sarà la colpa quando la differenza di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi arriverà a quota 400, bruciando miliardi di euro e costringendo chi verrà dopo ad alzare le tasse e tagliare la spesa sociale? Di Salvini, chiaro. E Conte potrà dire agli elettori di averlo avvisato per tempo, inascoltato. Lo scopo non è scongiurare la vittoria leghista, che tutti ritengono scontata, ma impedire che Salvini, assieme a Giorgia Meloni e al pezzetto di Forza Italia che Giovanni Toti porterà via con sé, ottenga la maggioranza nel prossimo parlamento. I numeri, oggi, dicono che un simile risultato è probabile, ma non sicuro. A maggior ragione se si candiderà un leader nuovo, capace di mobilitare quegli elettori che né Zingaretti né Silvio Berlusconi paiono in grado di attrarre. di Fausto Carioti

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