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Banche, Paolo Becchi: "Il vero dramma, altro che spread"

Davide Locano
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Cosa succede alle banche? Le banche italiane (prendendo l' indice bancario dei titoli quotati in borsa) sono crollate del 40%, anche se nell'ultimo mese hanno leggermente recuperato. Va subito aggiunto che non si tratta di un fenomeno italiano, anche le banche europee hanno un andamento negativo nell' ultimo anno e sono scese fino quasi ai minimi degli ultimi anni. La povera Deutsche Bank è ridotta ai minimi termini ad esempio e capitalizza ormai come una media banca italiana e 30 volte di meno di JP Morgan in America che sarebbe la sua equivalente in Usa. Tuttavia il settore bancario come andamento nell' ultimo anno in borsa è in effetti andato un poco peggio degli altri. E non si tratta solo di quotazioni in Borsa perché la cosa che in questi articoli non ci stanchiamo di sottolineare è che c' è stato, usando le parole di Giovanni Bossi (ad uscente di Banca Ifis) un catastrofico crollo del credito nell' ultimo anno che si somma al pure catastrofico crollo del credito avvenuto dal 2011. I numeri sono che il credito bancario alle imprese è sceso del 27%, da 1016 miliardi a 745, di cui oltre 50 miliardi nel periodo in cui è in carica il nuovo governo. Per chi non ci avesse mai riflettuto, nell' economia moderna, quasi tutto il denaro che circola viene creato dalle banche, perché lo Stato ha rinunciato a farlo dagli anni '80. Ma in Italia da ormai otto anni le banche tagliano sistematicamente il credito alle imprese. Parliamo di otre 250 miliardi in meno dal 2011, una cifra che fa impallidire i 5 o 10 miliardi in più o in meno delle finanziarie del governo. ALTRO CHE SPREAD Il vero problema, come abbiamo cercato di spiegare nei pezzi precedenti su questo giornale non è lo "spread" in sé perché oggi i titoli tedeschi rendono -0,5% che è un rendimento assurdo (paghi lo Stato tedesco per il favore di indebitarsi), per cui a meno che il rendimento dei Btp a 10 anni collassi e renda come l' inflazione (cioè 1%) lo "spread" resta di 200 o 250 punti (cioè, Btp sul 2% e rotti e Bund tedeschi appunto sullo -0,5%). Il vero dramma è invece la stretta al credito per le imprese che continua implacabile e garantisce da sola la recessione. E il debito pubblico sul quale la Ue ha appena inviato, ieri, la "letterina" al governo italiano per dirgli di aumentare le tasse o tagliare le spese? Facciamo un esempio: in Usa il Pil aumenta del 5% in dollari, cioè inclusa inflazione, diciamo che il Pil aumenta del 2,5% senza inflazione e poi di un altro 2,5% per l' inflazione, totale 5% per cui se il Pil era 20mila miliardi di dollari l' anno scorso (ad esempio) quest' anno sarà di 21mila miliardi. Il costo del debito pubblico Usa non è molto diverso da quello italiano, sul 2,4% per un titolo a 10 anni e anzi per i titoli a breve, ad esempio a due anni è più alto (2,5% contro 1% circa in Italia). Il debito pubblico totale italiano è maggiore, 132% del Pil contro circa 100% degli USA e senza ora entrare in troppi dettagli alla fine il costo nostro degli interessi su Btp, Bot e CCt è sul 3,5% del PIL. In USA il costo sta salendo, ma grazie ad anni di tassi a zero è ancora sul 2% del PIL (anche perché il debito è 100% del Pil e non 132% come da noi). State seguendo ancora? LA CRESCITA Il problema è che il Pil italiano aumenta solo dell' 1% in euro, cioè inclusa anche l' inflazione. L' inflazione è infatti l' 1% e la crescita reale 0,1% circa. In Usa invece come si è detto il Pil in dollari aumenta del 5% includendo l' inflazione e il costo è circa il 2% del PIL. Quindi, fate solo un altro piccolo sforzo di aritmetica ora. In Usa il costo del debito è il 2% circa del Pil e il Pil aumenta del 5% per cui anche se fanno deficit del 5% l' anno il costo del debito viene "ammortizzato" dalla crescita del Pil (inflazionato). In Italia il costo del debito è il 3,5% circa del Pil, ma il Pil aumenta solo dell' 1%, per cui anche se si fanno deficit piccoli, del 2% l' anno, il costo del debito in % del Pil del 3,5% supera di parecchio la crescita del Pil (inflazionato) che è solo l' 1% circa. È quindi necessario, visto che nessuno parla più di uscire dall' euro, spingere su la crescita del PIL in euro (incluso inflazione) almeno al 4% per superare il costo annuale del debito pubblico in interessi (che è intorno al 3,5% del Pil). È l' unico modo, in presenza come si è detto sopra di una stretta creditizia catastrofica, è uno "shock monetario". Lo Stato italiano deve pompare decine di miliardi nell' economia per spingere la crescita del Pil nominale (reale + inflazione) dall' 1% attuale al 4% o meglio anche 5%. Le banche hanno appena tolto dalla circolazione moneta per più di 50 miliardi nell' ultimo anno. Lo Stato deve allora pompare moneta nell' economia reale, il governo trovi al più più presto il modo per farlo. Sia ora Salvini a prendere la guida dell' economia. Ha avuto successo sulla politica migratoria, se avrà successo su quella monetaria la Lega come partito della nazione potrà governare il paese per i prossimi vent' anni. di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

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