Matteo Salvini e Pd, il retroscena di Renato Farina: perché Zingaretti preferisce la Lega a Di Maio e M5s
Oggi si fa o non si fa il Consiglio dei ministri? Non si sa. Conte fa il misterioso. Uh che dilemma, che paurosa suspense per gli italiani trepidanti. Da non dormirci, vero? In realtà non importa a nessuno. Neanche il leghista più entusiasta o il grillino più sfegatato si aspetta che il governo del cambiamento cambi qualcosa ormai. Questo esecutivo è diventato un primatista del cambiamento di ordini del giorno, di orari, di umori: di sostanza niente, serve la solita minestra. Guai a modificare il menu: provarci è peccato mortale. Tant'è vero che quando Salvini annuncia qualcosa di saporito, come il decreto sicurezza bis su migranti e clandestini, pensato per rendere efficace il precedente provvedimento sgonfiato dai giudici, l'andazzo è tale che nessuno crede sul serio sarà servito in tavola. Non siamo geni della politologia, ma ci intendiamo di bricconi. Di Maio appena ha capito che l'altro vice premier ha pronte leggi per evitare che l'Italia si trasformi in un pensionato per giovani africani, gli ha scaricato addosso pietre fornite dall'arsenale della sinistra estrema. Il premier a sua volta è furbo, per cui ci sia o no il Consiglio dei ministri, Conte cospargerà di naftalina la nuova lenzuolata salviniana e la infilerà nel cassettone dei paltò, da estrarre per l' inverno. Campa clandestino. Leggi anche: Consiglio dei ministri? Barzelletta a Palazzo Chigi. Se questo è un governo: sì, c'è soltanto Di Maio Non sono i litigi in sé che stancano, ma il fatto che non si trasformino in duelli mortali per una donna o per un bottino. Qui il litigio è diventato il programma di governo, il suo scopo è l'agonia permanente, che dovrebbe avere almeno la dignità di essere qualcosa di drammatico. Invece il commento adeguato lo rubiamo a Sandra Mondaini: che barba, che noia. IL GIOCO DI DI MAIO - Ci domandiamo quanto a lungo Salvini sia disponibile a frequentare questa compagnia. Ha certo compreso che Di Maio e soci di congiuntivo stanno giocando una partita perversa, buttandosi a sinistra e facendo sponda con le procure per sgarrettare la Lega. Vogliono contemporaneamente prendere voti nell'area della sinistra delusa e diventare un possibile alleato del Pd con un nuovo governo subito o dopo nuove elezioni. La Lega al 30-35 per cento è troppo forte per reggerla. Come reagire a questa danza macabra? Ecco l'idea che agita menti leghiste savie, e trova corrispondenza nell'ala stranamente ancora pensante del Partito democratico, con un Sergio Mattarella niente affatto ostile. Si sarà osservato come Matteo Salvini nella manifestazione di piazza Duomo non si sia limitato a mostrare il Rosario, ma abbia avuto toni di pacificazione e buon senso, come peraltro Libero aveva previsto annunciando il tempo del «sovranismo moderato». Salvini non propone più la Lega come ala destra, tanto meno estrema, ma quale asse centrale, rendendo ridicole le accuse di fascismo. Lui non si sottrae all' immagine di uomo forte, ma alla De Gaulle: istituzioni solide, tradizione cattolica, nessun fanatismo. È pronto dopo le europee a togliere ossigeno a un esecutivo Conte che già cammina e parla come uno zombie. Crisi di governo. Accordo con Zingaretti per andare a elezioni. Al fratello di Montalbano conviene rifiutare qualsiasi profferta grillina di maggioranza di sinistra, perché finirebbe per portarsi in casa una serpe che gli succhia il sangue. Dunque alle urne. A fine settembre o primi di ottobre. Arrivandoci, con un patto silenzioso tra forze ragionevoli, escludendo qualsiasi maggioranza che abbia per perno i grillini. AL VOTO IN AUTUNNO - L'Italia non se lo può permettere. A costo addirittura di riproporre un compromesso storico che ridisegni lo Stato, la legge elettorale e blocchi l' emigrazione della magistratura fuori dal suo territorio. Una volta un accordo simile avrebbe gonfiato di voti il M5S. Adesso che gli italiani hanno visto al - si fa per dire - lavoro i grillini, è plausibile li gradiscano sul divano, di quelli che si alza e abbassa la spalliera, l' unico cambiamento in cui sono specialisti. di Renato Farina