Matteo Salvini, il pessimo presagio che arriva dai tribunali: con chi si schierano i pm
«Ma è vero che contro Salvini sta arrivando un' inchiesta che lo metterà al tappeto?». Non fai a tempo a scendere dalla scaletta del Freccia Rossa che a Roma il primo burocrate, politico, addetto stampa, responsabile marketing o comunicazione di qualsivoglia partito o azienda, ti rivolge questa domanda. La seconda è: «Quanto dura il governo, i pm sono scatenati?». I quesiti non sono campati in aria. In Italia, quando uno è al governo, la via più rodata e sicura per farlo fuori è quella giudiziaria. Ha fatto scuola Tangentopoli: prendevano soldi tre partiti, ma i magistrati ne perseguirono solo due, Dc e Psi, salvando i comunisti. Caso strano, non riuscirono mai a trovare il 33% della maxi tangente Enimont riferibile ai compagni. Leggi anche: M5s e l'effetto-Davigo sulla magistratura, il ritorno della ghigliottina per Salvini Stesso copione nella seconda Repubblica: dopo 25 anni e oltre trenta processi, Berlusconi fu estromesso dal Parlamento per frode fiscale. Silvio non aveva incarichi nell' azienda accusata di truffare l' erario e nella medesima inchiesta tutti i dirigenti della stessa vennero assolti. Il Cavaliere invece si vide anche applicare retroattivamente la legge Severino, che fa decadere in automatico gli onorevoli condannati. Il diritto penale dice che una norma non si può applicare per un fatto commesso prima della sua entrata in vigore, ma insigni giuristi con cuore e testa a sinistra dissero che si trattava di una sanzione amministrativa e il fondatore di Forza Italia venne cacciato tra le grida di giubilo di chi ama la giustizia. Anche questo tentativo di regalare il potere alla sinistra però andò male: Bersani pareggiò le elezioni, arrivò Renzi, che governò ma non come piaceva ai compagni. Infatti entrò anche lui nel mirino dei pm. Ma fu fortunato, gli italiani lo mandarono a casa prima che le Procure potessero farne il loro bersaglio preferito. IL CAVALLO SICURO Oggi al potere c' è Salvini, e il gioco si ripete. Magistrati e sinistra hanno capito che per sbarazzarsene bisogna puntare sui grillini, ferventi manettari e moralisti (in)corruttibili, salvo prove contrarie, che ci sono ma vengono aggirate via epurazione politica o archiviazione giudiziaria. Ed ecco allora che fioriscono le inchieste contro la Lega: le procure alzano la palla e i grillini la schiacciano in faccia all' alleato. Il primo test è stato fatto con l' accusa a Salvini di sequestro di persona per gli immigrati della nave Diciotti, ma Di Maio non era ancora smaliziato e non ha abboccato. Il tema migranti era troppo scivoloso per sfidare l' opinione pubblica attaccando il vicepremier su una decisione che l' elettorato condivideva. Così si è cambiato spartito. I magistrati hanno puntato sul cavallo sicuro, le mazzette, che fanno tanta indignazione popolare. Il sottosegretario leghista Siri è stato costretto alle dimissioni per una tangente mai vista e un' accusa di mafia che non risulta agli atti. Poi si è passati alla tangentopoli lombardo-piemontese dei ladri di polli, dove si è acclarato che il governatore Fontana ha rifiutato un tentativo di corruzione, ma per questo è stato indagato per abuso d' ufficio. L' offensiva giudiziaria infonde forza e coraggio agli anti-Salvini, che sono tornati all' attacco perfino sul fronte immigrazione, come si è visto di recente ad Agrigento. Le forze dell' ordine sequestrano una nave delle ong che in acque libiche ha caricato dei profughi e li ha portati in Italia, l' ipotesi di reato è favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, ma il pm non rinvia a giudizio e dichiara che neppure indagherà l' equipaggio. Non c' è da stupirsi se i pubblici ministeri si sono innamorati dei grillini. I matrimoni d' interesse sono i più solidi e anch' essi sono animati da passione reciproca, sebbene non erotica. I magistrati per decenni sono stati pazzi del Pci e dei suoi eredi, perché il partito garantiva loro sostegno morale e protezione parlamentare. Oggi che il Pd da solo non basta, le toghe fanno gli occhi dolci a M5s, il quale, non avendo intenzione né velleità di governare, ricambia interessato, pensando solo ad autoconservarsi. Il mercimonio è iniziato con l' abolizione per volontà dei grillini della prescrizione, che garantisce ai tribunali di poter tenere sotto scacco a vita qualsiasi politico. La Lega non la vuole, e quindi per i magistrati è un nemico. LEGGI SU MISURA Altro argomento caldo sono le nuove norme su appalti e corruzione. M5S vuole mettere paletti e aumentare pene, il che dà alle toghe un potere enorme: avranno l' ultima parola sulle grandi commesse, con la possibilità di rovinare imprenditori e multinazionali. Stessa solfa per il conflitto d' interessi. Essendo i grillini per lo più dei diseredati, la norma non li tocca, però garantisce alle toghe la facoltà di mettere il naso negli affari dei potenti e di condizionarli. Infine la legittima difesa, norma con la quale la Lega ha voluto dare più difese ai cittadini nei confronti della criminalità; ma i magistrati l' hanno presa come una riduzione dei propri poteri, un po' come gli arbitri di calcio con il Var. Quarant' anni fa il segretario della Dc, Flaminio Piccoli, dichiarò: «Dobbiamo aumentare lo stipendio ai giudici, o ci arrestano tutti». Durante la crisi, le toghe sono i soli dipendenti pubblici a non aver sofferto l' austerity ed essersi visti rinnovare i contratti e adeguare le paghe all' inflazione. La Lega vorrebbe riformare la giustizia in senso equo e nell' interesse dei cittadini, i grillini anelano a sottomettersi ai tribunali e a sfruttarne il lavoro per demolire gli avversari. Se foste un giudice, con chi fareste comunella? di Pietro Senaldi