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Luigi Di Maio e le "toghe alleate": "Se l'M5s è in difficoltà...". Filtra una voce rubata: siluro su Salvini

Giulio Bucchi
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Dalla "questione morale" al "tintinnio di manette", il passo è brevissimo per Luigi Di Maio, soprattutto perché le elezioni si avvicinano e l'argomento giudiziario è un'ottima arma contro la Matteo Salvini. Come sottolinea Augusto Minzolini nel suo retroscena sul Giornale, "è palese l'intenzione del vicepremier grillino di agitare le inchieste, la lotta alla corruzione, come argomento principale per riconquistare consensi in questa ultima fase di campagna elettorale e per mettere Salvini sotto schiaffo". Leggi anche: "Perché i pm colpiscono Forza Italia", La terrificante indiscrezione: Salvini, Berlusconi e manette Peraltro, il legame tra Movimento 5 Stelle e la magistratura più interventista (e la Procura di Milano ne è capitale e simbolo da una trentina d'anni) è noto e fortissimo. Basti pensare alla vicinanza ideologica tra i 5 Stelle e quel Piercamillo Davigo, ex protagonista del pool di Mani pulite, secondo cui "non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove". "Qui - suggerisce Minzolini - c'è il limite della strategia leghista, il rischio dell'alleanza con un movimento che, se messo in difficoltà, può sempre contare su alleati tra le toghe, mentre il Carroccio su quel versante è nudo". E c'è addirittura chi, come Davide Bendinelli di Forza Italia", vede in Di Maio e nel ministro della Giustizia grillino Alfonso Bonafede "i mandanti occulti di certe inchieste ad orologeria".

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