Elisabetta Trenta, lo sfregio dei grillini contro i militari: per cosa tagliano i fondi
Gli Stati Uniti reclamano da tempo ai partner Nato di aumentare (nel caso italiano raddoppiare da 1 a 2 miliardi l' anno) il budget stanziato per la difesa comune globale. E l' Italia per tutta risposta si lancia in un fantasmagorico progetto per scippare oltre 1 miliardo proprio agli stanziamenti (già risicati) della Difesa per destinarli alla rinazionalizzazione dell' acqua. Mentre Donald Trump bussa ripetutamente cassa dai partner dell' Alleanza Atlantica, inntanto in Italia si studia il modo per ridurre gli stanziamenti. Con il rischio (concreto) di far infuriare un alleato storico. E un presidente americano non proprio conciliante. Leggi anche: Salvini zittisce la Trenta: "Pensi a fare il ministro. Le Forze armate meritano di più" ATTACCO A TRUMP C' è da dire che da oltre 12 anni al ministero guidato ora da Elisabetta Trenta (M5S), si fanno i salti mortali. E la coperta è sempre più corta. I quattrini per rispettare tutti i progetti di difesa, nazionali e internazionali, non bastano mai (solo per i 90 velivoli F35 servirebbero 13,5 miliardi). Il caccia multiruolo è un progetto costoso e pluriennale. Fa parte di un accordo internazionale e dalla Casa Bianca hanno già fatto capire che non amano i reiterati tentennamenti nel rispettare i patti. E i pagamenti. Ma il problema non è solo per i grandi progetti Nato. Ogni anno il governo, ad esempio, deve racimolare in tutta fretta (e a rate semestrali) gli oltre 900 milioni per coprire i costi delle missioni internazionali. Soldi raggranellati sempre all' ultimo. Per la Difesa lo stanziamento complessivo 2019 "allocato" è di 13,797 miliardi (appena l' 1,3% in più rispetto all' anno precedente). Probabilmente gli onorevoli grillini traducono "allocato" come "nelle disponibilità". E infatti il 23 marzo scorso una folta brigata di onorevoli 5 Stelle ha presentato un progetto di legge (n° 52), per procedere alla «rinazionalizzazione delle aziende che gestiscono il «servizio idrico integrato» (art.11). Il problema è che togliere ai privati (tra cui alcune aziende quotate in borsa) e riportare sotto il controllo pubblico la gestione dell' acqua ha un costo. E PURE SALATO Secondo un studio del Ref Ricerche, società indipendente advisor di aziende e di istituzioni governative, servirebbero almeno 7 miliardi. L' Istituto Bruno Leoni stima addirittura in 22 miliardi i maggiori oneri. I grillini (prima firmataria Federica Daga), per racimolare le coperture finanziarie pensano anche - oltre a spremere la collega alla Difesa - ad introdurre una tassa di 1 centesimo per metrocubo erogato e ad un prelievo (sempre 1 centesimo) su ogni bottiglia immessa in commercio. Peccato che l' ulteriore tassazione non basterebbe neppure a coprire in minima parte i costi del progetto rinazionalizzazione. Secondo le aziende del settore acque minerali il gettito fiscale di una tassazione del genere complessivo non potrebbe superare i 100/150 milioni di euro. Un' inezia rispetto ai miliardi che servono per riportare sotto il controllo pubblico municipalizzate e aziende quotate. L' iter in commissione del "Pdl Daga" appare tormentato. Tanto più che la maggioranza appare sempre più spaccata. Si vedrà dopo le europee. Mentre si discute animatamente di acqua pubblica non sembra destare altrettanto interesse quella che viene letteralmente buttata a mare: l' acqua piovana. Allarme siccità Nelle ultime settimane il temuto allarme siccità al Nord (dopo 40 giorni senza precipitazioni), sembra rimandato. Il livello dei laghi maggiori è tornato quasi normale. Secondo l' Associazione bonifiche, però, riusciamo a captare meno dell' 11,3% delle precipitazioni. Il governo ha stanziato sì 900 milioni per il Piano invasi (e irriguo), ma ora bisognerebbe aprire i cantieri cosa che ovviamente non è ancora successa. Massimo Gargano, direttore generale dell' Associazioni consorzi di Bonifica mette in guardia da ulteriori ritardi: «Se non dovessero più esserci significative precipitazioni nelle prossime settimane prima di luglio ci troveremo di nuovo in emergenza siccità». Insomma, prima di parlare di rinazionalizzazione bisognerebbe tappare gli acquedotti (si perde per strada oltre il 40% di quanto immesso stando al Water Management Report del Politecnico di Milano), e magari non buttare a mare l'"oro blu" che scende dal cielo. E che per il momento è gratis e non (ancora) tassato. di Antonio Castro