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Parlamento, l'ultimo sfregio dei politici con i soldi degli italiani: in quanti vanno a lavorare

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Gino Coala
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L' effetto è a dir poco straniante. Si parla di «centralità del Parlamento», di come e perché i «Padri costituenti» disegnarono in questo modo Camera e Senato, del loro insostituibile ruolo. Peccato che i rappresentanti di tanto onore, che non si possono chiamare onorevoli ma che, come ricorda l' azzurro Simone Baldelli, ricoprono una indiscutibile «onorevole» funzione, rappresentare il popolo, non ci sono. O meglio qualcuno c' è. Quindici eroi. Quindici che, sfidando il lungo ponte del 25 aprile, hanno voluto esserci anche di lunedì. Giorno che, in Parlamento, ormai equivale a un giorno di ferie. Poi qualcuno si aggiunge in corsa. E dire che l' ordine del giorno non è da poco: comincia la discussione sulla riforma costituzionale, quella che propone di ridurre il numero dei parlamentari. Leggi anche: Parlamento, il calendario delle vacanza di deputati e senatori: che porcheria, ecco quando tornano a lavoro Segue la proposta di modifica della legge elettorale, quella di reintrodurre l' educazione civica a scuola e, infine, la legge che istituisce una commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Ma siccome si tratta di discussioni generali, non di voto, l' assenza - come di prassi - è generale. Su 630, solo in 15 si presentano, più un rappresentante del governo, Riccardo Fraccaro, e Mara Carfagna che presiede l' Aula: per il Pd ci sono Enrico Borghi, Filippo Sensi, Stefano Ceccanti, Gennaro Migliore, Barbara Pollastrini, Massimo Ungaro. Per Leu Federico Fornaro e più tardi arriva Pier Luigi Bersani. Per Forza Italia spuntano, circondati dal vuoto, Simone Baldelli e Maria Tripodi. Per il M5S Vittoria Baldino, Valentina Corneli, Anna Mancina, relatrice del provvedimento. Nei banchi della Lega e di Fratelli d' Italia, nessuno. C' è il leghista Igor Iezzi al tavolo della commissione. E il radicale Riccardo Magi del Gruppo Misto. Questo nel momento del pienone. AL MATTINO Ma quando si comincia, alle 11, siamo a quota 15. Otto siedono sui banchi della commissione. Gli altri sono sparsi in un emiciclo che mai come in questo momento appare desolante. Nei banchi del governo c' è solo il ministro Fraccaro, che un po' ascolta, un po' maneggia il cellulare. Tutto il resto degli eletti è altrove, a continuare il lungo ponte del 25 aprile o impegnato in campagna elettorale. In ogni caso non è qui. La proposta non è roba da poco: prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori elettivi da 315 a 200, e fissa in cinque il numero massimo dei senatori a vita. Gli eletti all' estero passano da 12 a 8. Il minuscolo drappello dei presenti prova, in ogni caso, a mantenere alta la tensione, a ricordare l' importanza del momento. Ma lo spettacolo dell' emiciclo vuoto smorza ogni gravità. Fa quasi tenerezza, Anna Mancina, relatrice del provvedimento, quando illustra l' alto obiettivo: «Da un lato, favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere e, dall' altro, ottenere concreti risultati in termini di contenimento della spesa». Così come Gennaro Migliore, Pd, che grida contro la «fine della stagione della democrazia rappresentativa». Fine di cui nessuno, però, sembra granché interessarsi. SEDUTA SOSPESA Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato dem, ammonisce sul fatto che «affrontare i numeri come se fossero una variabile indipendente non corrisponde ai problemi che sono aperti sulla struttura e il funzionamento delle Camere. La nostra preoccupazione non è che si cambi troppo, ma che si cambi poco e male». In tribuna appare la scolaresca di un liceo, che è meglio non chiedersi cosa abbia imparato da questa visita. L' unico a rompere la surreale atmosfera è Baldelli, Fi, che, pur in una difesa controcorrente del ruolo del parlamentare, accenna alla seduta «così scarsamente popolata che diciamo dà la cifra del clima costituente con il quale ci si approccia a una questione così importante». Ma si procede come fosse niente fino alle 13.10, quando la seduta viene sospesa. di Elisa Calessi

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