M5s, la rivolta grillina contro la piattaforma Rousseau: la brutta storia sui soldi e i dossier
Nel M5s soffia il vento della rivolta contro la piattaforma Rousseau e chi la gestisce, cioè Davide Casaleggio, come riporta il Giornale. Cresce infatti il numero di parlamentari che non intende pagare la tassa mensile di 300 euro da versare all'associazione, come emerge dai dati pubblicati dalla stessa piattaforma. Leggi anche: Davide Casaleggio, vuole cancellare il lavoro: M5s, l'ultimo delirio Nei primi due mesi dell'anno, meno del 20% dei parlamentari, 61 su 330, hanno pagato regolarmente. A tenersi i soldi in tasca ci sono anche nomi altisonanti nel Movimento, come addirittura Luigi Di Maio, oltre ai ministri Giulia Grillo, Danilo Toninelli, la viceministro Laura Castelli e la vicepresidente del Senato Paola Taverna. I morosi non pagano solo per taccagneria. Come riporta il Giornale, sta montando tra i parlamentari il malumore contro la piattaforma Rousseau e i sistemi di controllo sulle attività parlamentari che puzzano sempre più di schedatura. Senza dimenticare tutti i malfunzionamenti che hanno caratterizzato fino a oggi la piattaforma, roba che "dovrebbe funzionare come Bankitalia con 90mila euro al mese", come si lamentava tempo fa la grillina Elena Fattori. Pagare però non è una scelta, ma un obbligo, con tanto di cavillo inserito dall'associazione Rousseau per tutti gli iscritti. Tant'è che qualcuno ha già avviato approfondimenti legali per bloccare i pagamenti. C'è poi chi parla apertamente di dossier creati su ogni parlamentare pentastellato, anche sulla base dei dati raccolti dalla piattaforma: "Confesso che da tre mesi non sto versando i 300 euro - ha detto la deputata grillina Veronica Giannone - ho chiesto tante volte invano spiegazioni sui problemi della piattaforma. Se poi è vero che ci sono fascicoli su di noi, è una cosa che mi fa incazzare".