Matteo Salvini, nuova bordata contro Virginia Raggi. Luigi Di Maio vacilla: "Sono stanco"
No, la notte non ha portato la tregua. Dopo le bordate e gli scontri furibondi in Consiglio dei Ministri, Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano a massacrarsi anche il mattino successivo. Le posizioni? Sempre le stelle: il leghista che smonta il salva-Roma (dopo averlo stralciato) e il grillino che sbraita sventolando manette e chiedendo le dimissioni di Armando Siri. Il ministro dell'Interno non cambia linea di un millimetro: "Tutta la Lega è al lavoro per aiutare concretamente i cittadini romani che non hanno bisogno di regali ma di una amministrazione cittadina concreta ed efficiente". E ancora: "Ci sono centinaia di Comuni italiani in difficoltà, da Nord a Sud, e da prima forza politica del Paese è nostro dovere aiutarli ed ascoltarli tutti". Un nuovo durissimo attacco a Virginia Raggi, insomma: Roma, per il leader della Lega, ha bisogno "una amministrazione concreta ed efficiente". Chiaro quale sia il suo giudizio sulla sindachessa, più volte ribadito negli ultimi giorni. Leggi anche: "Niente aiuti alla Raggi": Salvini tira dritto Dunque, da Taranto, Di Maio come un disco rotto non trova nulla di meglio che insistere con Siri, scordando i temi politici e cercando di infondere un poco di fiducia al suo elettorato in fuga: "Come commento il nuovo attacco di Salvini alla Raggi - premette il capetto grillino -? Mi ha stancato questa lite permanente tra un membro del governo e il sindaco di Roma. Si chiariscano se ne hanno bisogno, io penso a lavorare", afferma. Proprio lui dice "io penso a lavorare", quando l'unico pensiero che è riuscito a produrre nel corso dell'ultima settimana è: "Siri si deve dimettere". Lo scontro, insomma, continua. Il più logorato è per certo Di Maio, tanto che tra le righe anche lo ammette: "Sono stanco". La convivenza tra M5s e Lega appare impossibile, resta solo da vedere chi avrà il coraggio di staccare la spina. Improbabile siano i pentastellati, che sondaggi alla mano, alle urne, verrebbero sommersi dalla Lega (e, forse, anche dal Pd).