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Pdl, la conta regione per regione: lealisti mettono in un angolo Alfano

Angelino Alfano e Raffaele Fitto

Giulio Bucchi
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La galassia azzurra del Pdl è sempre più lealista. Il 16 novembre si terrà il Congresso nazionale che dovrebbe sancire il passaggio a Forza Italia, la "conta" regione per regione non pare lasciare molte speranze ai governisti vicini ad Angelino Alfano: quasi ovunque, il rapporto di forza è 70-30 o addirittura 80-20. Per cambiare lo statuto del Pdl servono i 2/3 dei voti, e ad oggi in pratica tutte le decisioni potrebbero essere prese direttamente dai falchi, prescindendo dalla volontà delle colombe. Nonostante gli appelli costanti di Silvio Berlusconi a "non dividersi" e a non dare vita a "correnti" che non interessano agli elettori, il partito è evidentemente spaccato in due tronconi, con la raccolta firme che servirà ai leader locali e nazionali per mostrare i muscoli all'imminente congresso.  La Sicilia agli alfaniani - Gli innovatori di Formigoni e Giovanardi tengono botta, per ora, soprattutto al Sud. La Sicilia è la roccaforte degli alfaniani, che al momento contano su 30 firme contro 20 (tra cui Gianfranco Miccichè e Saverio Romano). In Calabria è testa a testa, 21 per i lealisti e 19 per i governisti, anche se il governatore Scopelliti briga per presentare al Congresso un documento unitario. Più si sale l'Italia, più cresce il divario a favore di Fitto & Co. Lealisti e falchi avanti nettamente nella Puglia dello stesso Fitto (55 a 5), Sardegna (40 a 4), in Abruzzo (32 a 13) e in Campania, dove Mara Carfagna e Francesco Nitto Palma hanno fatto il pieno, 56 a 4.  Il Lazio è forse la regione più incerta, perché oltre ai 30 delegati lealisti e i 17 alfaniani ci sono 17 indecisi. Seguono Emilia Romagna (rispettivamente 30, 10 e 15) e Veneto (36, 20, 7). Il resto, è un dominio lealista: in Toscana Verdini guida con 27 firme a 1, in Liguria è 20-7, in Umbria 11-5 (con 4 indecisi), in Friuli Venezia Giulia 17-6, in Trentino 5-1, in Piemonte 35-15, in Lombardia 73-24. Totale indicativo: oltre 600 firme su 800 oggi andrebbero ai lealisti, di cui quasi 500 provenienti dalla vecchia Forza Italia e 130 da Alleanza nazionale. Che rivendicherebbero un posto al sole nel nuovo movimento. Naturalmente, a farne le spese potrebbero essere proprio gli alfaniani.

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