Luigi Di Maio e le 5 candidate donna, il retroscena: gelo nel M5s. Soffiata: "Se potessi parlare...", suicidio
Travolto dalla "infatuazione renziana". La scelta di Luigi Di Maio di puntare tutto su 5 capilista donne per le elezioni europee (proprio come fece Matteo Renzi nella trionfale tornata 2014 per il Pd) potrebbe costare cara al capetto grillino in costante affanno da rincorsa sul battistrada Matteo Salvini. Leggi anche: "Li dovete cacciare". Fronda M5s, la riunione segreta alla Camera: Di Maio fregato? A parlare di "gelo" dentro il Movimento 5 Stelle è una fonte in questo senso insospettabile, quel Fatto Quotidiano che da mesi (anzi, da anni) è vero e proprio megafono dei 5 Stelle, delle loro battaglie e dei loro protagonisti. Le signore candidate (l'amministratrice pubblica Maria Angela Danzì nel Nord Ovest, la giornalista Sabrina Pignedoli nel Nord Est, l'euro-dirigente Daniela Rondinelli nel Centro, la professoressa universitaria Chiara Maria Gemma nel Sud e la manager Alessandra Todde nelle Isole) sono state calate dall'alto e per questo, pur se sbandierate da Di Maio come "eccellenze", nella pancia del Movimento "non applaude nessuno". Durante la presentazione le cinque esterne sorridevano peri flash, ma gli altri presenti (europarlamentari M5s uscenti e candidati di seconda fila) erano serissimi, e anzi con un volto molto, molto grigio. "Ci hanno vietato di fare interviste, ma se potessi parlare...", lascia intendere al Fatto un anonimo pentastellato. Di Maio, suggerisce il quotidiano diretto da Marco Travaglio, si è "scavato un fossato" puntando su cinque figure extra-Movimento, "una scelta che in tantissimi gli consigliavano di non fare". Le cinque candidate dovranno venire "ratificate" dal classico voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau, ma è il classico pro-forma. Per evitare siluramenti imbarazzanti, il voto sarà "in blocco" e non candidata per candidata. Eccola, la democrazia diretta in tutto il suo splendore.