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Pdl, i diktat di Berlusconi ad Alfano: decadenza, grazia e legge di stabilità

Giulio Bucchi
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Decadenza, legge di stabilità, grazia. Sono le tre chiavi di volta del destino di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e governo Letta. A quanto succederà da qui al 27 novembre, però, è appeso anche il futuro sempre più incerto del Pdl, perché nel partito destinato a tornare Forza Italia tira aria di guerra senza quartiere. "Tranquillo Silvio, non si vota prima di gennaio, è sicuro" erano state le parole con cui Alfano aveva rassicurato il Cavaliere poche ore prima che il Senato decidesse di votare la sua decadenza il 27 novembre, decisamente prima del previsto. "Io a queste condizioni non ci sto. La trappola è ormai evidente: farmi approvare la loro legge di stabilità e un minuto dopo buttarmi fuori dal Parlamento", è la reazione di un furioso Berlusconi, a quanto riferisce Carmelo Lopapa su Repubblica. E la rabbia comprensibile del Cavaliere dopo l'ennesima forzatura del Pd rischia di far saltare anche l'ultima mediazione possibile, quella con il presidente Giorgio Napolitano per la grazia. Le indiscrezioni contenute nell'ultimo libro di Bruno Vespa ("Per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena, dunque il presidente sarebbe ancora in tempo", confessava l'ex premier) fanno capire come l'idea dell'intervento del Quirinale non sia ancora tramontata nello staff del leader del Pdl-Forza Italia, anche se con il passare dei giorni (e con l'accavallarsi delle provocazioni politiche del Pd) sta perdendo sempre più forza. Anche perché il Cav si sente scivolare via il partito dalle mani. "Alfano un capocorrente" - Da Alfano e dai governisti Berlusconi vorrebbe un atteggiamento duro sia sulla legge di stabilità (troppe tasse, è il refrain a Palazzo Grazioli) sia sulla decadenza (non a caso, un berlusconiano Doc come Sandro Bondi ha minacciato: "Se la accettiamo supinamente, lascio il Pdl"). Per ora, quello che ha ottenuto sono solo rassicurazioni blande e poco confermate nei fatti. Mai Alfano ha minacciato strappi. Anzi, pubblicamente, ha assicurato a Letta il sostegno rinnovato di Pdl e Berlusconi in persona, nonostante l'ala lealista del partito continui ogni giorno a rivendicare la necessità della rottura con Letta e Pd. Angelino, è l'accusa di Raffaele Fitto e compagni, "ragiona da capocorrente". "Ti stanno prendendo in giro", dicono Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna a Berlusconi, riferendosi ai governativi. Il vertice dei governisti - La riunione a sorpresa di Alfano con i 31 senatori e la ventina di deputati non è affatto piaciuta all'ala dura degli azzurri, che attacca definendo il vertice una "sconcertante riunione di corrente, i ministri si occupino di abbassare le tasse ed evitare la decadenza". Di fronte a un partito sfasciato, diviso in due, Berlusconi allarga le braccia: "Ormai sembriamo il Pd, gli elettori non capiscono e io appaio più debole", riporta ancora Repubblica. E l'ennesimo pranzo previsto per oggi, mercoledì 6 novembre, a Palazzo Grazioli con i falchi Verdini, Fitto, Bondi e Gasparri difficilmente potrà rasserenare l'animo del Cavaliere.

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