Ubaldo Bocci, l'ex Msi con cui può rinascere il centrodestra: anche Matteo Salvini lo "benedice"
Ci sono almeno due ottime ragioni per Matteo Salvini per sperare di trionfare alle elezioni amministrative a Firenze del 26 maggio. La prima è che la città non è stata mai guidata dal centrodestra e tantomeno dalla destra. La seconda è che ci sarebbe un gusto particolare, quasi personale, per il Matteo leghista nello strappare la roccaforte dell' altro Matteo. Da entrambi i punti di vista, pare una scelta azzeccata aver puntato, come candidato unico di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia e sfidante del sindaco Pd in carica Dario Nardella, su Ubaldo Bocci, fiorentino 62enne. Il suo profilo umano e professionale lo rende la figura ideale per aggregare tutte le componenti di ciò che, almeno a livello locale, ha ancora senso chiamare centrodestra: ossia il mondo cattolico, quello della destra post-missina, e ancora il mondo della finanza e dell' impresa, quello del volontariato e infine il frangente che guarda con favore al leader del Carroccio. Leggi anche: Berlusconi, l'amarissimo retroscena dal cuore di Forza Italia LA SCALATA Bocci, cattolico liberale, è manager e membro del cda di Azimut (società di consulenza e gestione patrimoniale), e come tale piace alla Firenze bene, a imprenditori e politici del fare, attirandosi le simpatie dei forzisti; a maggior ragione visto che si tratta di un self-made man, secondo la più perfetta tradizione berlusconiana: entrato come fattorino a soli 19 anni in un ufficio acquisti tedesco, Bocci è poi diventato impiegato nell' amministrazione e ancora nell' ufficio marketing, fino a essere nominato responsabile dell' area Toscana e Sardegna di Azimut e infine membro del cda della società. Con un passato giovanile nel Msi, Bocci piace però anche alla destra sociale e divina oggi incarnata dalla Meloni, e con il suo ruolo di presidente nazionale dell' Unitalsi, associazione che si occupa di disabili, viene molto ben visto dalla Chiesa e dagli esponenti ex democristiani della città, che dai tempi di La Pira hanno un peso importante nelle scelte elettorali civiche. Se non gli mancano conoscenze di livello - ha un rapporto stretto col tenore Andrea Bocelli - Bocci difetta semmai della dimensione pop, essendo alla sua prima candidatura: in tal senso, al fine di un radicamento con la base, l' appoggio di un capopopolo come Salvini giunge determinante. E non è un caso che, per lanciare la candidatura di Bocci, il leader della Lega ieri sia partito dalla periferia di Firenze, dall' Isolotto, uno dei vecchi quartieri rossi della città, dove il candidato del centrodestra ha più esigenza di farsi conoscere e dove forse si muovono i voti decisivi per determinare l' esito elettorale. Fedele alla Chiesa ma anche al nuovo "sovrano" d' Italia, Bocci è l' uomo ideale per tenere insieme l' anima guelfa e ghibellina della città. IL PROGRAMMA Se a livello politico il suo profilo permette la quadratura del cerchio nel centrodestra, anche a livello programmatico le sue idee ben si sposano con una linea volta a favorire sviluppo, sicurezza, valorizzazione del patrimonio, obbedendo alle parole d' ordine dei maggiori partiti dello schieramento. Per quanto riguarda la crescita, Bocci intende far permanere in città i tanti visitatori, superando l' andazzo del turismo mordi e fuggi, visto che ora «dei 12 milioni annui di turisti a Firenze solo 4 milioni pernottano»; e ancora vuole privilegiare il capitolo infrastrutture; per quanto riguarda la sicurezza, pare centrale nella sua agenda l' obiettivo di rendere la città non più preda di vandali e accattoni, migliorando il «decoro» e garantendo l' incolumità dei cittadini: anche in tal caso gli dà una mano Salvini, ricordando che «a Firenze sono già arrivati 46 poliziotti e altri sono in arrivo». Da ultimo, c'è l' obiettivo di "derenzizzare" Firenze perché, dice Bocci, «noi abbiamo voglia di cambiare questa città che qualcuno ha preso per un circolo del Pd». Forse così, dalla Firenze secondo me di Renzi (titolo di un suo programma tv), si potrebbe passare alla Firenze secondo i fiorentini di Bocci. E dare nuovo senso alle parole di Dante: «Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande». di Gianluca Veneziani