Beppe Grillo, la mossa disperata per salvarsi la faccia: sfregio al M5s, grillini a pezzi
Muoia l'alta velocità, sia tumulato il governo, brucino i posti di lavoro. I Cinque Stelle tornino a essere quell' accolita ristretta che furono prima di uscire dalle caverne. La nostalgia di Beppe Grillo per il movimento che fondò e il distacco da quello che è diventato non sono mai stati grandi come adesso. Non li nega più né nasconde la sua crescente misantropia: meglio pochi, perdenti e fidati, che tanti e al potere, se il prezzo da pagare è il compromesso. Non fa nulla nemmeno per celare la propria delusione verso Luigi Di Maio e gli altri capataz: è evidente che li considera errori della Storia, profanatori della sua utopia. Non mancano rancore e solitudine, nello spettacolo che il comico sta portando in giro per l' Italia. L' altra sera era a Torino, al Teatro Colosseo: inevitabile parlare di Tav, sia per il luogo sia per le voci che si rincorrono. Alcune di queste dipingono una parte del M5S pronta a raggiungere un accomodamento con la Lega, magari su un progetto ridotto, che consentirebbe di salvare sia la faccia dinanzi agli elettori sia le poltrone ministeriali. Mezzucci che il fondatore aborre. Leggi anche: Di Battista-Grillo, asse per far fuori Di Maio LA SENTENZA Dal palco sentenzia che «la Tav è morta perché la mobilità sta cambiando. Gli industriali continuano a voler fare buchi nella roccia. Svegliatevi, mi fate impazzire. I grandi progetti sono altri». L' anatema è definitivo e va oltre il pubblico pagante: è diretto a Roma, agli eletti del movimento. I torinesi hanno smesso di dargli retta, gli preferiscono le "madamine" pro-Tav e Grillo lo sa. Però dà la colpa a loro, mica a se stesso. Si sfoga su quelli in platea: «Perché voi torinesi inseguite la stella della Tav e vi fidate di Confindustria?». Si sente tradito, ha capito che l' incantesimo si è rotto: «In questo teatro facevo tre, quattro serate. Adesso che mi accusano di essere un comico di regime faccio una serata e vedo degli spazi vuoti». Fuori ci sono i soliti No-Vax che lo contestano perché ha firmato il manifesto del medico Roberto Burioni, ma non fanno più notizia. Nemmeno Davide Casaleggio sembra tenere al governo. Avranno il loro peso i sondaggi, che ieri hanno registrato l' ennesimo tonfo: Nando Pagnoncelli, sul Corriere della Sera, dà il M5S giù al 21,2% e la Lega in alto, appena sotto al 36%. Il rischio di un sorpasso alle Europee da parte della lista di centrosinistra è concreto. Cresce la fronda dei pentastellati convinti che la cosa giusta sia abbandonare subito Matteo Salvini e tornare a parlare la lingua delle origini, quella dei «vaffa». Di certo la grande maggioranza del movimento non intende concedere più un' unghia agli alleati, men che meno la vittoria sull' Alta velocità. Il figlio di Gianroberto difende la linea dura e pare non escludere che la rottura possa avvenire in tempi brevi. Ieri gli hanno chiesto se il governo cadrà sulla Tav. «Non sta a me dirlo, non sta a me pensarlo. Però non credo. Comunque il tema Tav è stato dibattuto anni e anni con gli iscritti e mi sembra che il punto di arrivo sia sempre stato lo stesso», ha risposto. Chiudendo così la porta, pure lui, a qualunque arrangiamento. Questo nell'ennesimo giorno di tensione e caos dentro l' esecutivo, che ha visto il sottosegretario grillino Stefano Buffagni declassare il ministro dell' Economia Giovanni Tria, favorevole alla Tav, a «libero cittadino che può avere dei pensieri». NUBI SUL FUTURO Pure Buffagni, peraltro, non esclude il peggio: «Se il governo deve andare a casa sulla Tav saranno i cittadini a valutarlo. Il M5S ha dei punti fermi e il no alla Tav è uno di questi». L'11 marzo si riunirà il consiglio d' amministrazione della Telt (Tunnel Euralpin Lyon-Turin), società di diritto francese, sebbene posseduta al 50% dal governo transalpino e dalle nostre Fs. Per quella data bisognerebbe dare una risposta definitiva, anche se è probabile che Roma punti all' ennesimo rinvio. La leghista Giulia Bongiorno, ministro per la Pubblica Amministrazione, si dice convinta che la prossima settimana «ci sarà una sintesi finale», ma sembra l' unica a pensarla così. di Fausto Carioti