Luigi Di Maio, lo sfogo isterico del vicepremier contro Tria: il messaggino dal Colle che lo ha fermato
Da tempo il ministro dell'Economia Giovanni Tria vive sul filo del rasoio la sua permanenza in via XX settembre. L'economista non perde occasione per farsi odiare dai grillini al governo, a cominciare da Luigi Di Maio, che ancora nelle ultime 24 ore ha meditato fino all'ultimo di silurare il ministro troppo schietto con le contraddizioni grilline. L'ultimo caso fatto scoppiare da Tria è stato sulla Tav, con il ministro che ha ripetuto quanto fosse assurda la posizione contraria del M5s. Come riporta un retroscena di Repubblica, lo staff della comunicazione pentastellata aveva studiato un post violentissimo con il quale avrebbe chiesto chiaro e tondo le dimissioni di Tria, finché qualcosa lo ha fermato. Leggi anche: Inps, Tria blocca le nomine dei vertici: il dubbio sugli stipendi di Tridico e Verbaro Di Maio ha poi partecipato a un vertice a palazzo Chigi con Giuseppe Conte e Matteo Salvini e il messaggio che avrebbe voluto portare al tavolo era diretto proprio al ministro ribelle dell'economia: "Se Tria vuole farsi cacciare, basta chiederlo: lo cacciamo". Tria davanti alle telecamere di Quarta repubblica su Rete4 si era sfogato contro la Tav, e i grillini, con una frase che somigliava a una dichiarazione di guerra: "Non mi interessa l'analisi costi-benefici sulla Torino-Lione. Il problema è che nessuno verrà mai a investire in Italia se il Paese mostra che un governo non sta ai patti, cambia i contratti, le leggi e le fa retroattive. Questo è il problema, non la Tav". La sfuriata di Tria era partita dopo che quella stessa mattina era stato visto entrare a palazzo Chigi il professor Giuseppe Ciccarone, ordinario di politica economica alla Sapienza. Un keynesiano di sinistra e molto amico di Alberto Bagnai. A Tria tanto è bastato per capire che qualcuno stava pensando di farlo fuori. La reazione di Di Maio alle dichiarazioni del ministro sarebbero state "irriferibili", secondo chi gli stava vicino, ma il vicepremier non è andato fino in fondo, soprattutto quando qualcuno gli ha ricordato che il Quirinale non avrebbe gradito, visto che Sergio Mattarella ha sempre ribadito la sua incondizionata stima e appoggio nei confronti del ministro dell'Economia. Il conto tra i due rimane sospeso, rinviato solo alla prossima crisi di nervi grillina.