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Sanità, allarme conti: curati in Europa a spese dell'Italia

Beatrice Lorenzin

Da dicembre si potrà andare fuori confine "coperti" dalle nostre Asl. Il ministro Lorenzin: "Impatto economico devastante"

Giulio Bucchi
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La bozza di decreto legislativo è ormai pronta. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sta finalmente per accogliere nell'ordinamento italiano una direttiva europea, la 2011/24/UE, destinata a rivoluzionare il rapporto fra gli italiani e la loro salute. Con più di un rischio sui conti del sistema sanitario nazionale, che potrebbe subire secondo la stessa Lorenzin «un impatto economico di proporzioni devastanti». La novità - che entrerà in vigore entro il prossimo 4 dicembre - sarà potersi curare nelle migliori strutture della Ue alle stesse condizioni economiche e assicurative esistenti in Italia. Il decreto legislativo porrà tutti i paletti possibili per frenare un possibile massiccio “turismo sanitario”  al di fuori dei confini nazionali, ma la liberalizzazione delle cure è ormai realtà. I paletti si capiranno meglio nei prossimi giorni. In ogni caso fra poche settimane chiunque per curarsi trovi di fronte a sé lunghissime liste di attesa, servizi inesistenti o scadenti, potrà scegliere di farlo a spese del servizio sanitario italiano in Francia, in Gran Bretagna, in Germania, in Olanda o nei paesi nordici. Il decreto in preparazione e le successive norme applicative disciplinerà sia i casi in cui sarà necessaria l'autorizzazione preventiva della Asl di appartenenza (ad esempio per i ricoveri di più giorni all'estero, mentre visite, esami e day hospital non ne avranno bisogno), sia tutte le prestazioni che in ogni Stato estero verranno rimborsate dal servizio sanitario italiano al paziente successivamente (con possibili anticipi cassa) o direttamente a chi gestisce il servizio sanitario estero. Questo dipenderà anche dagli accordi di reciprocità fra l'Italia e gli altri paesi Ue. È scontato che siano superiori i flussi degli italiani desiderosi di curarsi all'estero di quelli degli europei disposti a curarsi in Italia. Lo dicono quasi tutte le classifiche internazionali. Quella della Health consumer powerhouse, che nella classifica 2012 mette l'Italia al 21° posto fra i 34 paesi censiti, con 623 punti in tutto, addirittura dietro Cipro, Slovenia, Estonia, Croazia, Slovacchia e Repubblica Ceca. In testa alla classifica ci sono invece nell'ordine Olanda, Danimarca, Islanda, Lussemburgo e Belgio. La Francia è all'ottavo posto, il Regno Unito al 12° e la Germania al 14° posto. Più ristretta e dettagliata la classifica dell'Università svedese di Goteborh, che ha messo a confronto 18 Paesi europei, con il dettaglio delle 172 regioni che li compongono. La classifica vede la Calabria praticamente all'ultimo posto nei vari indicatori: 172° per l'ampiezza dell'offerta dei suoi servizi sanitari, 170° sia per la qualità che l'equità del servizio sanitario in loco. In compenso sono ottimamente piazzate nella classifica della qualità sanitaria sia la provincia di Bolzano (9°) che quella di Trento (16°), come la Valle d'Aosta (22°), il Friuli (65°), l'Emilia Romagna (68°) e il Veneto (74°). La Lombardia è poco più indietro, al 78° posto. Che cosa testimoniano questi numeri? Che sarà difficile attrarre in Italia pazienti stranieri. Già oggi i flussi -  ridottissimi - dicono che l'Italia spende 75 milioni di euro l'anno per rimborsare le spese mediche dei connazionali che si fanno curare fuori dai confini, e 50 milioni di euro per gli stranieri che vengono qui. La forbice è destinata ad allargarsi con la liberalizzazione, mettendo a serio rischio i conti pubblici, con un impatto perfino «devastante». Lo ha spiegato la stessa Lorenzin in Senato qualche giorno fa: «Questa opportunità potrebbe nascondere una insidia. Non è escluso infatti che l'abbattimento delle barriere pre-esistenti possa generare o rafforzare fenomeni di turismo sanitario, in particolare in quelle aree geografiche del nostro Paese in cui il rapporto di fiducia fra cittadini e servizi sanitari risulta maggiormente deteriorato e logorato. Questa situazione potrebbe provocare sul nostro sistema un impatto economico di proporzioni devastanti a causa del sistema dei rimborsi che dovranno essere effettuati in favore dello Stato europeo presso cui il cittadino italiano ha preferito curarsi». di Franco Bechis

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