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Matteo Renzi farnetica: "Ecco chi mi ha fatto fuori". Non solo i "servizi segreti"

Matteo Legnani
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Un complotto. O, come lo descrive lui, "una campagna di aggressione da parte di elementi delle istituzioni". Così Matteo Renzi definisce l'indagine avviata su Consip nella seconda metà del 2016, nella quale il padre Tiziano venne coinvolto con l'accusa di "traffico di influenze". Lo fa in un passaggio del suo nuovo libro, che sarà in edicola da domani 15 febbraio, intitolato "Un'altra strada". A riportarlo, quel passaggio, è Il Fatto Quotidiano, uno dei giornali che più ha scritto sul caso Consip. Renzi spiega che ad orchestrare quel complotto furono i servizi segreti. Che tra il 2015 e il 2016 gli comunicarono di voler procedere all'inserimento del Capitano Ultimo nella struttura di intelligence. L'ex premier spiega di aver dato come primo obiettivo alla struttura la cattura del super-latitante Matteo Messina Denaro. Per questo, l'inserimento di Ultimo, che aveva partecipato alla cattura di Totò Riina, gli parve strategicamente azzeccato. Senonchè, insieme all'ufficiale, scrive sempre Renzi, nei servizi entra anche un corposo nucleo di collaboratori, provenienti sempre dall'Arma dei Carabinieri, che poi sarebbero stati tutti espulsi tornando ai loro incarichi nell'Arma quando i magistrati scoprirono che avevano lavorato non per la cattura di Messina Denaro, ma per manipolare prove contro di lui. Leggi anche: Salvini, la badilata di Padellaro: "Farà la fine di Renzi"

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