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Ligresti, la Cancellieri: "Non mi dimetto chi mi accusa è un matto"

Il ministro non vuole fare un passo indietro: "Non ho fatto nulla di male. Ho la coscienza pulita". E intanto se ne va in giro per l'Italia senza spiegare cosa sia successo con i Ligresti

Ignazio Stagno
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"Lo rifarei e rifarei tutto quello che ho fatto". La Cancellieri non rinnega le sue scelte e avvisa:"Io non mi faccio da parte ribatterò punto su punto sulel falsità che circolano su di me. Sono serenissima e tranquilla, pronta a rispondere a qualunque domanda. Il mio è stato un intervento umanitario, mosso da un detenuto che poteva morire. Se fosse morta cosa sarebbe accaduto?". Così ha risposto al Tg1 il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri sulla vicenda di Giulia Ligresti:"Non siamo tutti uguali davanti alla legge? Certo! Non ci sono detenuti di serie A e serie B. Dobbiamo lottare per migliorare il sistema carcerario, ma queste cose non aiutano". "Ribatterò punto su punto alle inesattezze e alle falsità dette e scritte su di me in questi giorni". E ancora: "Un ministro ha molti doveri ma anche il diritto a essere umano. Voglio vivere in un paese libero", ha affermato nel suo intervento poi al congresso dei Radicali a Chianciano, in merito al caso di Giulia Ligresti.  "Non mollo" - Anna Maria Cancellieri non molla la poltrona. Anzi la rivendica. Il ministro della Giustizia travolta dallo scandalo per la telefonata all'amministrazione penitenziaria per concedere i domiciliari a Giulia Ligresti non vuole sentir parlare di dimissioni. "Di fronte a tutto questo lei tira dritto, ricordando di «non aver mai chiesto di fare questo lavoro visto che sono un prefetto, ma impegnandomi sin da subito proprio per i reclusi, per garantire loro condizioni di vita dignitose". "Non mi dimetto" -  La decisione di non modificare la propria agenda non è casuale. "Vado a testa alta, senza aver nulla da nascondere", risponde il ministro ai collaboratori che chiedono se parteciperà al congresso dei Radicali. Prima di confermare ne ha parlato con la titolare degli Esteri Emma Bonino che l'ha esortata a "resistere perché noi siamo con te". Oggi pomeriggio sarà dunque a Chianciano, parlerà proprio di carceri. Nonostante in tanti chiedano al ministro un passo indietro, la Cancellieri non si schioda dalla poltrona, anzi continua la sua difesa contro tutto e contro tutti: "C'era il rischio concreto che Giulia Ligresti potesse suicidarsi, verificare la situazione era doveroso", ripete. Lo dirà in Parlamento nei prossimi giorni "e quando porteremo le prove di tutte le altre decine di verifiche che facciamo, si capirà che non c'è alcuno scandalo o favoritismo". Intanto Enrico Letta dopo un lungo silenzio si fa sentire e blinda la Cancellieri: "Siamo sicuri che le argomentazioni che il ministro Cancellieri sviluppera' convinceranno le Camere e fugheranno ogni dubbio. Le parole del procuratore Caselli hanno per altro gia' dato un fondamentale contributo di chiarezza".  "Chi mi accusa è un matto" -  In quella sede ricostruirà le tappe della vicenda e ribadirà che "non c'è proprio nulla di personale in questa storia e chi mi conosce bene sa che io mi metto sempre a disposizione di chi ha bisogno, ascolto le ragioni e gli appelli che mi vengono rivolti, cercando di risolvere i problemi. Chi mi accusa è un matto". Ora si attende il passaggio in Parlamento. Lì il ministro dovrà chiarire la sua posizione altrimenti rischia davvero di dover lasciare la poltrona. E per Letta sarebbe l'ennesima grana su un governo che pare ormai sul viale del tramonto. Eppure oltre allo scandalo della telefonata ai Ligresti, la Cancellieri avrebbe più di un motivo per mollare la poltrona. Indagata a Catania - Il ministro infatti, come racconta Giacomo Amadori su Libero in edicola oggi 2 novembre, è pure indagata. "Nel 2009, dopo essere andata in quiescenza come prefetto - racconta Amadori - , ha subito collezionato due incarichi: l'allora presidente della Regione Raffaele Lombardo l'ha nominata commissario del Teatro Bellini e l'ha posta al vertice della delicata commissione per il Piano rifiuti (da sempre uno dei business più appetibili per la criminalità organizzata). L'incontro tra l'ex prefetto e il presidente purtroppo non ha portato i frutti sperati e Lombardo è persino finito indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cancellieri, garantista, è rimasta al suo posto ancora per qualche mese. Purtroppo per lui, nel giugno 2012, Lombardo, dopo aver perso la poltrona di governatore, ha guadagnato la sbarra da imputato "coatto". Ma questo è successo quando Cancellieri era già partita per altri lidi. A Catania le è rimasto appiccicato un piccolo grattacapo. Un'iscrizione nel registro degli indagati per abuso d'ufficio, ricordo di quando era commissario al Bellini per alcune consulenze, ritenute inutili e costose. A denunciarla è stata l'avvocato Antonio Fiumefreddo: "La Regione in quel momento non poteva fare assunzioni né offrire lavori". Il legale aggiunge un aneddoto personale: "Un giorno andai da lei per protestare per alcune sue decisioni e lei mi rispose che la legge in Italia è sostanza e non forma. Obiettai che le isituzioni dello Stato non possono ragionare in questo modo".

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