Sanremo 2019, il suicidio M5s dopo la vittoria di Mahmood: per Di Battista uno come Di Maio è "scandaloso"
Cortocircuito totale: Alessandro Di Battista dice che trova "scandaloso" il fatto che la politica sia "entrata" al Festival di Sanremo? Pochi secondi dopo, Luigi Di Maio fa politica sfruttando il Festival di Sanremo. Per carità, tutti liberi di fare ciò che vogliono: ma il fatto che i due leader del M5s, nel giro di pochi secondi, si smentiscano in modo così clamoroso fa specie. O quantomeno mette in evidenza, se ancora ce ne fosse bisogno, quanta sia la confusione sotto al cielo pentastellato. Di Maio, infatti, dice la sua su Facebook, parla delle polemiche relative alla classifica finale: il televoto aveva scelto Ultimo, la giuria Mahmood. E a imporsi è stato il voto della giuria. "Più che sulle canzoni preferite di ognuno, vedo che c'è un gran dibattito sul vincitore di Sanremo perché la giuria, composta da critici musicali del 'calibro' di Beppe Severgnini, e la sala stampa hanno totalmente ribaltato il risultato del televoto - premette il vicepremier -. Non ha vinto quello che voleva la maggioranza dei votanti da casa, ma quello che voleva la minoranza della giuria, composta in gran parte da giornalisti e radical chic. E qual è la novità? Questi sono quelli sempre più distanti dal sentire popolare e lo hanno dimostrato anche nell'occasione di Sanremo". Leggi anche: Sanremo, il documento: chi ha fatto fuori Loredana Bertè Polemica politica, quella di Di Maio. Proprio quella che Di Battista aveva definito scandalosa. Il grillino poi aggiunge: "Faccio i miei complimenti a Mahmood, a Ultimo e a tutti gli altri. E ringrazio Sanremo perché quest'anno ha fatto conoscere a milioni di italiani la distanza abissale che c'è tra popolo ed elite. Tra le sensibilità dei cittadini comuni e quelle dei radical chic. Per l'anno prossimo, magari il vincitore si potrebbe far scegliere solo col televoto, visto che agli italiani costa 51 centesimi facciamolo contare!", conclude. L'ennesimo cortocircuito grillino è servito.