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Berlusconi, obiettivo guerriglia: far cadere Letta puntando su Renzi

Silvio alla resa dei conti: visto da Benny

Ex premier sempre più convinto: dopo il blitz Pd sulla decadenza occorre reagire in Parlamento. E il rottamatore può tornare molto utile

Giulio Bucchi
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Angelino Alfano subito dopo il blitz del Pd sul voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi aveva promesso: "Ora sarà battaglia in Parlamento". Ma il Cavaliere va oltre: altro che battaglia, sarà guerriglia. In questi giorni di vertici, faccia a faccia, pranzi e cene con falchi e colombe, lealisti e governisti, Berlusconi si è convinto: così non si può andare avanti e l'unico modo è rendere pan per focaccia ai democratici. Togliere l'agibilità politica al governo Letta così come la sinistra sta cercando di toglierla a lui. Come fare? Berlusconi su questo ha le idee chiare. "Guerriglia in Parlamento" - "Ma siete sicuri di avere i numeri per la crisi?", avrebbe chiesto Gianni Letta a Berlusconi e ai falchi, secondo quanto riferisce Francesco Verderami sul Corriere della Sera. Questa volta, incredibile ma vero, a sbagliarsi potrebbe essere proprio il saggio Letta. Perché l'ex premier, consapevole di non poter contare al Senato sui 22 "innovatori" (che giovedì hanno scritto a Grasso in autonomia, suscitando le ire di Gasparri), starebbe pensando ad altro: non chiedere la sfiducia ma provocarla, contando sull'insofferenza di mezzo Pd, quello che fa riferimento a Matteo Renzi. La tecnica è chiara: contare sui presidenti di commissione del Pdl per bloccare i lavori, ritaradre le calendarizzazioni, in altre parole fare catenaccio in ogni modo costituzionalmente possibile, sfruttando i cavilli dei regolamenti così come Pd e M5S hanno fatto sulla decadenza. In questo modo, è il progetto del Cavaliere, sarà Renzi una volta diventato segretario democratico a forzare la mano, staccando la spina a un governo impantanato. A giocare a favore di Berlusconi, naturalmente, c'è l'esigenza del sindaco di Firenze di non restare troppo a lungo fuori dai giochi romani. "Se il governo fa, vive. Sennò va a casa", ripete da mesi il rottamatore. Ergo: se il governo e il parlamento non potranno più muoversi, il destino di Letta sarà segnato. Le "maggioranze alternative" - Quel che succederà dopo, però, è tutta un'altra storia: accetterà il presidente Napolitano di sciogliere le camere e tornare alle urne? Ci saranno le condizioni, prospettate con inquietudine dal ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, di "maggioranze alternative" con Pd, M5S, i montiani e Sel? Possibile, se fosse Berlusconi a provocare la crisi. Difficile, molto difficile, se fosse il Pd, per mano renziana, a staccare la spina al premier.

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