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Matteo Salvini, il doppio piano dopo le europee. Nuovo governo o elezioni

Cristina Agostini
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«Ma quelli quando li mollate?». «Quelli» sono i Cinque Stelle e i destinatari della domanda sono Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, i quali se la sentono ripetere ogni volta in cui si trovano a un tavolo o al telefono con i bei nomi dell'imprenditoria lombarda e veneta, i più preoccupati per i disastri combinati dal governo. Il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e il veto sulla Torino-Lione non bastano? Cos'altro serve ai leghisti per staccare la spina? In pubblico Salvini appare tetragono: il governo, ripete, durerà almeno sino alla fine della legislatura. In privato, però, da qualche tempo il ministro dell'Interno racconta una storia diversa, almeno ai suoi interlocutori di livello più alto. Una storia probabilmente onesta, perché non dà per scontato quello che ci si attende da lui, ovvero la fine del governo Conte. Ma è comunque una prospettiva che piace, perché annuncia un cambio di rotta radicale: il giorno dopo le elezioni europee verrà riscritto il programma di governo e la squadra dei ministri cambierà. Leggi anche: Luigi Di Maio: "Sconsiglio a Matteo Salvini di continuare". Risposta: "Non serve la laurea...", bomba Tav RAPPORTI DI FORZA - Questa, almeno, è la richiesta che il segretario leghista farà agli alleati: a loro la scelta tra ingoiare il rospo o provocare la fine del governo e quindi nuove elezioni politiche, dalle quali uscirebbero a pezzi. Perché tutto ciò sia possibile è necessario che il voto per il rinnovo del parlamento di Strasburgo segni un netto ribaltamento nei rapporti di forza tra le due anime dell' esecutivo. I sondaggi vanno da mesi in questa direzione e la media delle ultime rilevazioni fatte da tutti gli istituti dice che il divario si allarga: la Lega è data al 32%, in salita e vicina ai massimi storici, mentre il M5S è al 25,6%, in calo. Se questa fosse la fotografia del voto del 26 maggio, il governo ne uscirebbe terremotato. Ed è proprio questa la speranza che Salvini offre ai tanti che gli dicono di essere stanchi di un governo schiacciato sui Cinque Stelle: votate per me, se siete stufi di Di Maio. L' alleato dei grillini è anche il loro vero nemico, l'unico che può fermarli. Altri candidati al ruolo, del resto, non ci sono: non Forza Italia, non il Pd. La grande resa dei conti post-elettorale è il motivo per cui ogni dossier importante, come quello che riguarda l' alta velocità, non potrà avere risposta definitiva nei prossimi quattro mesi. A Salvini conviene aspettare di avere in mano la certificazione del sorpasso per sedersi al tavolo con Luigi Di Maio e dettargli le nuove condizioni. Il congelamento della situazione vale pure nel caso in cui Paolo Savona diventasse presidente della Consob: l'incarico di ministro per le Politiche europee lo prenderebbe ad interim Giuseppe Conte sino a fine maggio, per poi ridiscutere quella casella assieme alle altre. Il numero e il peso delle poltrone che entreranno nella rivendicazione leghista dipenderanno dai pesi dei due partiti. Il ministero dei Trasporti, ad esempio, è una postazione che la Lega ha interesse ad occupare, e l' incapacità mostrata in questi mesi da Danilo Toninelli non aiuta Di Maio. Così come sarebbe fisiologico un passaggio di Giulia Bongiorno, eccellente avvocato, dal dicastero della Pubblica Amministrazione a quello della Giustizia. Sebbene legittimate dal risultato elettorale, simili richieste sarebbero indigeribili per Di Maio. Il quale, in caso di sconfitta, dovrebbe fare i conti pure con il fuoco amico di Roberto Fico e Alessandro Di Battista, che avrebbero gioco facile nell'imputare a lui l'umiliazione patita per mano della Lega. Difficile, insomma, che l'alleanza giallo-verde sopravviva all'urto di un Salvini determinato a chiedere più peso e più ministri. SENZA SILVIO - Poco male: dalla rottura dell'intesa il segretario del Carroccio avrebbe solo da guadagnare. L'ipotesi di mettere in piedi un governo tenuto a galla dai profughi grillini raccattati da Silvio Berlusconi (ammesso che costoro esistano davvero) non lo alletta per nulla, anche perché né lui né gli altri leghisti intendono subire altre ipoteche da parte del Cavaliere.  Meglio puntare tutto su nuove elezioni, alle quali presentarsi alleato con la sola Giorgia Meloni, impegnata a spostare il suo partito sulle posizioni anti-tasse e anti-burocrazia che un tempo erano di Forza Italia. E questo mentre attorno a Fratelli d' Italia e alla Lega si stanno radunando Giovanni Toti e altri malpancisti azzurri. L'idea di tutti costoro è togliere Berlusconi dall'equazione, ma solo le elezioni europee diranno se il centrodestra può fare davvero a meno del suo fondatore. di Fausto Carioti

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