Paolo Savona alla Consob, salta tutto. Il drammatico problema costituzionale, nuova bomba sul governo
Un altro guaio per Lega e M5s, e porta sempre il nome di Paolo Savona. Sembra saltare, infatti, la "promozione-rimozione" del ministro degli Affari Ue alla presidenza della Consob. La candidatura dell'economista faceva piacere al premier Giuseppe Conte e al presidente Sergio Mattarella, perché permetteva di accantonare la pista, poco convincente, del "grillino" Marcello Minenna ma soprattutto accantonava la grana di un ministro che dalla finanziaria a oggi sembra sempre più un corpo estraneo nel governo. Il problema è che ci sarebbe un grosso dubbio di costituzionalità. Leggi anche: Rimpasto? No, colpo di grazia al "partito di Mattarella". Slavina sul governo La cosiddetta Legge Frattini sul conflitto di interesse del 2004, ricorda il Corriere della Sera, prevede l'incompatibilità successiva che vieta a chi è stato ministro di ricoprire incarichi negli "enti di diritto pubblico, anche economici" (come la Consob) per almeno un anno dalla scadenza del proprio mandato. Savona, in altre parole, non potrebbe entrare in carica prima della primavera 2020. I precedenti sono tutti contrari alla scelta gialloverde e di appigli ce ne sono pochi. Inoltre, fino a maggio 2018 Savona è stato presidente del fondo Euklid, "soggetto vigilato proprio dalla Consob. Secondo un decreto legislativo del 2013, l'incarico di presidente di un ente pubblico non può andare a chi nei due anni precedenti abbia svolto in proprio attività professionali se queste sono regolate (...) dall'amministrazione o ente che conferisce l'incarico". Anche in questo caso, dunque, non si potrebbe parlare del ministro in Consob prima del maggio 2020.