Matteo Renzi e mezzo Pd umilia Laura Boldrini disperata: "No, tu resta fuori"
Quando hai perso il potere e la poltrona più alta, il tuo partito non esiste più, e le tue prospettive politiche paiono fosche, devi in qualche modo riciclarti. E quindi sei costretta a cambiare strategia, partito, dichiarazioni e anche convinzioni. Così la naufraga Laura Boldrini, rimasta senza casa politica, dopo che LeU è morto prematuro a soli undici mesi, e ora dispersa nel Transatlantico del Parlamento, cerca disperatamente un nuovo lido sul quale approdare e nel quale chiedere diritto d' asilo. Lo ha trovato, forse, nel partito tanto vituperato, di cui si considerava alternativa sinistra, prima di accorgersi che si trattava di un progetto sinistro. Leggi anche: "Naufragi programmati". Carlo Nordio umilia la Boldrini in diretta sui migranti Come racconta ora in un' intervista a Il Foglio, l' ex presidente(ssa) della Camera «ci sta pensando» in merito alla possibilità di votare il prossimo 3 marzo alle primarie del Pd, destinando il suo voto e quello dei suoi accoliti al candidato Nicola Zingaretti. È come se a distanza esatta di un anno dalla débâcle elettorale del 4 marzo, quando LeU era uscito con le ossa rotte racimolando il 3,3%, la Boldrini avesse rovesciato la sua posizione da «votare il Pd e i suoi alleati è utile per riabilitare Berlusconi» (ipsa dixit) a «votare il Pd è utile per riabilitarmi e garantirmi una poltrona in futuro» (non lo ha detto, ma il senso della sua operazione politica è quello). Con l' associazione di cui è presidente(ssa) onoraria, Futura, la Boldrini intende infatti portare truppe di «iscritti a votare per Zingaretti», secondo quanto riferisce ancora Il Foglio. E d' altronde, l' amore politico col fratello del commissario Montalbano era già sbocciato lo scorso novembre allorché la paladina dei migranti, invitando Zinga all' assemblea della rete Futura, aveva sentenziato: «Non possiamo disinteressarci del Pd, che è la principale forza del centrosinistra». Naturalmente al presidente della Regione Lazio questo appoggio fa comodo, eccome. Non lo ammette lui, ma lo fa dire al coordinatore del suo movimento Piazza Grande, Massimiliano Smeriglio, che la butta sul sogno del vecchio Ulivo e della sinistra riunita: «Le primarie», commenta, «potrebbero diventare l' occasione della ricomposizione di tutte le culture uliviste del Paese, da quelle più moderate a quelle più radicali». Il problema però è che tutto l' altro blocco dei dem, la fazione già renziana e ora vicina a Martina, della Boldrini non vuole neppure sentire parlare. Perché è colei che, con tutti gli altri fuoriusciti dal Pd, ha drenato voti ai dem, in un' operazione omicida-suicida che ha fatto perdere sia la sinistra moderata che quella radicale. Ed è colei che, in un ruolo istituzionale, quindi apparentemente super partes, ha in realtà fatto il controcanto politico a Renzi, sparandogli addosso fuoco amico. Ecco perché il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, ora vicino a Martina, non potrebbe essere più chiaro nel respingere lo sbarco della Boldrini sulla terraferma del Pd. «Le primarie», le fa sapere, «servono per scegliere il segretario e per rafforzare il Pd, non per creare un nuovo partito insieme a chi per anni ha fatto la guerra ai nostri governi». Rispedita al mittente come clandestina, perché priva del permesso di soggiorno e della tessera dem, la Boldrini si ritrova a essere una migrante politica. Chissà che ora non finisca per bussare anche alle porte della Lega, alla disperata ricerca di qualcuno che la accolga. È una questione di umanità, apritele le frontiere. di Gianluca Veneziani