Luigi Di Maio, la strigliata di Giuseppe Conte: un retroscena esplosivo sul governo
Le sparate di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista contro la Francia e il giogo colonialista sui Paesi africani con il franco CFA sono riuscite a far perdere la pazienza anche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alle prese per tutta la giornata di ieri con una vera e propria crisi diplomatica con l'Eliseo. Se i due grillini speravano in una copertura politica da parte di Palazzo Chigi, hanno sperato molto male, visto che la tensione sviluppata dagli attacchi dei due grillini ha messo in allarme prima la Farnesina e poi il Quirinale, con il ministro Enzo Moavero e il presidente Sergio Mattarella in strettissimo contatto per tutto il giorno nella vana speranza di ricucire lo strappo con Parigi. Leggi anche: Migranti, Italia contro Francia: il vertice segreto tra ministri A metterla giù dura è stato proprio l'Eliseo, che non ha valutato lo scontro sul piano politico, ma lo ha interpretato come un attacco diretto ai rapporti tra Italia e Francia. La Farnesina ha provato a tenere aperto il canale con il ministero degli Esteri francese, a palazzo Chigi però c'era ormai la consapevolezza che quel tipo di attacco dai due grillini fosse solo un madornale errore. Conte ha provato da un lato a convincere Di Maio e Di Battista ad abbassare i toni, intanto con il ministro Moavero ha fatto leva su tutti i propri contatti per far credere ai francesi che si trattava di una polemica politica con Emmanuel Macron. I tentativi della Farnesina, riporta Repubblica, sono riusciti almeno a evitare che la protesta della Francia raggiungesse il massimo livello con l'ambasciatrice italiana a Parigi. Alla fine infatti a convocare la diplomatica italiana è stato il capo di gabinetto del ministero degli Esteri e non il ministro in persona, una formalità che vale come sostanza. Il lavoro di Conte nel frattempo è andato avanti per lavorare ai fianchi i vertici del M5s, verso i quali stavolta i toni non sono stati accomodanti come in passato. Da palazzo Chigi è maturata la convinzione che la misura fosse ormai colma, perché da parte di un vicepremier ci si aspetta una valutazione nell'uso delle parole più accorta e meno sfrontata, non di certo focalizzata ad alimentare sentimenti antifrancesi nel proprio Paese, oltre che solidarietà esplicita a un movimento controverso, con diverse anime violente, come si è dimostrato quello dei Gilet gialli. Un approccio che, avrebbe ammonito Conte, avrebbe portato a gravi conseguenze sulle relazioni internazionali anche con altri Paesi europei, a cominciare con la Germania: "Se continuiamo così - ha detto il premier - restiamo davvero da soli. Sullo sfondo dell'ammonimento di Conte a Di Maio ci sono i rapporti faticosamente tenuti in vita con il commissario europeo Pierre Moscovici durante la trattativa per la manovra economica. Un lavoro di relazioni dettato anche dall'esigenza di curare i rapporti con la Francia, oltre che con l'Unione europea. Un impegno durato mesi, che per quelle due sparate elettorali dei grillini rischia di andare in fumo, in modo irreperabile.