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Berlusconi: "Sono già all'opposizione"

Silvio Berlusconi

Michele Chicco
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Silvio Berlusconi non può credere che sia vero: la scelta della Giunta per il regolamento che ha imposto il voto palese sulla sua decadenza l'ha lasciato senza parole. "Stanno facendo di tutto per eliminarmi" ha detto il leader azzurro a chi ha avuto la fortuna di parlargli mercoledì sera. Adesso la linea che vuole seguire il leader azzurro è quella dell'intransigenza falchista. Loro, i lealisti guidati da Daniela Santanché, Denis Verdini e Raffaele Fitto, sono gli unici che Silvio ascolta ancora. Le colombe no: i ministri del Pdl sarebbero dovuti andare a pranzo da lui poco dopo la decisione della Giunta, ma Silvio ha detto a tutti di restare a casa. "E cosa dovremmo dirci?", ha ironizzato. Il morale è a terra, lui è arrabbiato e le parole sulla necessaria stabilità governativa fanno venire l'orticaria al Cav. I falchi, almeno nelle stanze di Palazzo Grazioli, hanno vinto.  Opposizione - Nella serata di mercoledì è stato Fitto a far capolino in via del Plebiscito. Il leader pugliese è entrato in punta di piedi a casa del Cavaliere per dispensare consigli: "Cosa aspetti a far saltare tutto?". Il piano dei falchi è tanto semplice quanto duro: abbandonare la nave del governo e tirar dritto a nuove elezioni. Ci sarebbe il tempo di una campagna elettorale lunga e completa; il Pdl potrebbe organizzarsi e presentare uomini e amazzoni pronte a tutto pur di vendicare Berlusconi. Il Cav ci sta. Pare che ai presenti abbia detto: "Io sono già all'opposizione", provando a far fare il pieno di entusiasmo a chi gli chiedeva proprio l'ennesimo colpo di reni. Secondo i falchi, infatti, c'è bisogno di una reazione, di un atto che possa risollevare Berlusconi e Forza Italia.  Alfetta - In cima alla lista c'è l'addio al governo. "La mia testa - dice Silvio - è ormai diventata una coccarda da mettersi addosso l'8 dicembre" e allora, pensa, è giusto fare un passo in avanti prima che sia troppo tardi. Il primo a cadere non deve essere lui, ma Enrico Letta, espressione di quel Pd che s'è inventato regole nuove pur di eliminarlo dal Senato. E allora via. Insieme al premier cadranno i ministri azzurri, ma adesso a Palazzo Grazioli di loro importa poco. Non sono considerati traditori, ma pagano il costante dialogo con i democratici e, soprattutto, il loro voler stare al governo a tutti i costi. I falchi non vedono l'ora di far pesare i loro numeri in Parlamento e sono pronti a ripartire per una nuova avventura che avrà in un Berlusconi ferito il suo naturale leader.      

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