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Cesare Battisti, la confessione drammatica di Napolitano: il fallimento di Re Giorgio, a chi dà la colpa

Gino Coala
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Anche il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano esulta per l'arresto del terrorista Cesare Battisti, anzi ne rivendica in parte il merito per la cattura, visto l'impegno che sostiene di aver profuso nel corso degli ultimi decenni, soprattutto con la pressione sull'ex presidente brasiliano Lula. Con i risultati che l'Italia ricorda bene.  Leggi anche: Battisti, il fango di Repubblica su Tg2 e Gennaro Sangiuliano: "Orgia mediatica per Salvini" In una lettera a La Stampa, Napolitano se la prende proprio con il compagno Lula, che lo ha letteralmente preso in giro: "Durante gli anni della mia presidenza, la questione Battisti è stata sempre al centro dell'attenzione mia e dei governi italiani: ricordo in particolare le mie iniziative di protesta e di sollecitazione nei rapporti con il presidente Lula, sia per via diplomatica ed epistolare, sia personalmente soprattutto in occasione della sua visita in Italia nel novembre del 2008, e successivamente durante il vertice G8 dell'Aquila del luglio 2009. Aggiungo che con Lula - ricorda Napolitano - avevo avuto un importante momento, anche polemico di confronto e chiarimento politico già in occasione di una mia visita politica in America latina nel lontano 1988". Lula e Napolitano negli anni non sono mai andati d'accordo, pur stando entrambi a sinistra, ma su posizioni sempre molto distanti tra loro. Facile immaginarsi quindi la risposta di Lula alle richieste di Re Giorgio, che però si illudeva: "Sapevo di poter contare su un atteggiamento di forte vicinanza e rispetto da parte sua, su un'autorevolezza che spesi nei suoi confronti per sollecitarlo fortemente a decidere l'estradizione e la consegna della giustizia italiana del criminale Battisti. Ottenni allora da lui in tal senso un netto impegno, che tuttavia non mantenne, cedendo alle pressione della componente estremista della sua maggioranza e del suo governo". 

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