Leoluca Orlando perde miseramente la guerra contro Matteo Salvini: l'ufficio anagrafe...
Trenta pratiche già istruite restano in attesa all'Ufficio anagrafe di Palermo, mentre per quelle nuove si prende tempo per capire il da farsi. Passano i giorni e aumenta il numero delle istanze di iscrizione presentate da immigrati richiedenti asilo non ancora accolte. Nei giorni scorsi in modo plateale il sindaco Leoluca Orlando aveva dichiarato che Palermo avrebbe disobbedito alle nuove norme previste dal Decreto sicurezza firmato dal ministro Matteo Salvini che sancisce restrizioni per l' iscrizione anagrafica ma, almeno fino ad ora, dagli uffici municipali non emerge alcun segnale che vada nella direzione della disobbedienza orlandiana. Leggi anche: Feltri: "La rivolta dei sindaci? Golpe con conseguenze devastanti" Se da un lato, il dirigente del ramo, il capo area dei Servizi al cittadino Maurizio Pedicone, tenta di prendere tempo, limitandosi ad affermare che le pratiche vengono registrate, mentre per quelle già istruite si tenterà di rispondere entro il 28 gennaio, dall' altro un gruppo di impiegati dell' ufficio anagrafe - gli addetti preposti a questo tipo di istanze - si è rifiutato di firmare i documenti per le iscrizioni dei richiedenti asilo. C' è di più, gli stessi dipendenti dell' ufficio hanno anche inviato una lettera proprio al capo area, nella quale si sono detti preoccupati dalla direttiva del sindaco che li metterebbe nella scomoda posizione di violare la legge ed essere accusati di abuso d' ufficio. Il tutto, mentre il sindaco Orlando ha già fatto sapere che eventualmente firmerà lui i documenti di iscrizione all' Anagrafe per gli stranieri, sollevando così i dipendenti dal rischio di commettere reati. Insomma, una bella gatta da pelare, con tanto di nota ufficiale del Comune di Palermo, nella quale molto diplomaticamente si afferma che tutti, «tanto i cittadini stranieri quanto i cittadini italiani, possono presentare al protocollo istanze di qualsiasi tipo e che la fase istruttoria terminerà con l' accettazione o con il diniego». Che in pratica non vuol dire nulla. Intanto, che il Comune voglia prendere tempo e che il dirigente non abbia alcuna intenzione di combattere guerre sante altrui, lo si intuisce dal fatto che la sua audizione davanti al consiglio comunale è saltata per ben due volte in 48 ore: la prima perché Pedicone non si è presentato e la seconda perché la seduta si è aperta fra le contestazioni di alcuni consiglieri sulle modalità di svolgimento. In questo caos, lo stesso dirigente rimpalla adesso la responsabilità a Orlando: «Aspettiamo le disposizioni del sindaco per sapere come muoverci». Se poi lui e il suo ufficio, alla fine dovessero accogliere la disobbedienza orlandiana, a quel punto per far rispettare il decreto sicurezza potrebbe anche intervenire la Prefettura. di Alberto Samonà