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Berlusconi-Alfano, faccia a faccia a Palazzo Grazioli

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano

Andrea Tempestini
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Le tensioni stellari in Giunta elezioni al Senato, dove lo scontro è sul voto palese a Palazzo Madama per far fuori Silvio Berlusconi, ha ovvie ripercussioni sulla tenuta della maggioranza: il Pd, teorico alleato del Pdl, cerca di forzare il regolamento per avere una sorta di "assicurazione kasko" sul fatto che il leader azzurro venga spedito al confino politico. Al centro di queste tensioni stellari, Angelino Alfano, membro di spicco delle larghe intese e segretario del Pdl. Faccia a faccia - In questo contesto, nella serata di martedì, al termine di una giornata convulsa, si è tenuto un drammatico colloquio tra il vicepremier e Berlusconi. Un faccia a faccia troppe volte rimandato negli ultimi 28 giorni, ovvero quelli trascorsi dalla fiducia al governo Letta per la quale l'ex Guardasigilli si era battuto e che il Cav, oggi più falco che mai, non ha mai digerito. I due, a onor del vero, non vogliono strappare e dividere i propri destini, ma le divergenze, ad oggi, sono troppe e a tratti appaiono insanabili.  Le divergenze - Il Cavaliere, che si è voluto riprendere in mano il partito sancendo anche il ritorno a Forza Italia, ora non vede strade alternative alla crisi, alla rottura con un esecutivo dal quale pensa di aver ottenuto soltanto tradimenti, umiliazioni e nessun tipo di aiuto sul fronte giudiziario. Alfano, da par suo, resta convinto del fatto che in questo momento le larghe intese siano l'unica soluzione possibile: in questo quadro, drasticamente polarizzato, il segretario potrebbe davvero arrivare a creare il gruppo autonomo con i filogovernativi (tra cui Cicchitto, Formigoni e Giovanardi). L'appello - Berlusconi, però, non vorrebbe sacrificare l'unità. Così offre ad Alfano un rientro nei ranghi e un ruolo di assoluto rilievo nella nuova Forza Italia, magari la vicepreseidenza (ma non la guida politica). Angelino ci pensa, ai suoi ha detto che si può anche restare nella nuova Forza Italia per provare a portare il movimento verso posizioni più moderate, a patto però che sia assicurata la fiducia a Letta. Quella fiducia che il Cav non vuole più accordare. Quella fiducia che, Alfano ha ribadito a Berlusconi, è necessaria: "Presidente, sfiduciarlo non ti servirebbe a niente, saresti ancora più perseguitato. E comunque noi il 2 ottobre abbiamo detto come la pensavamo, e non abbiamo cambiato idea".  

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