Armando Spataro, dove nasce il rancore contro Matteo Salvini: quando c'erano Renzi e Alfano...
Tra il procuratore generale di Torino, Armando Spataro, e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, i rapporti sono sempre stati complicati. La sparata del magistrato contro il leghista, accusato di aver mandato in fumo l'indagine contro la magia nigeriana in Piemonte solo per aver annunciato l'arresto di 15 persone è solo l'ultima, forse più rumorosa, di una serie di schermaglie che durano ormai da mesi. Era stato sempre Spataro in passato a chiedere al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, l'autorizzazione a procedere contro Salvini per vilipendio dell'ordine giudiziario, dopo una frase del leghista che risale al 2016. Leggi anche: Spataro, nuovo attacco a Salvini: "Il suo pericoloso spettacolo" A riferire degli arresti al ministro sarebbe stato il capo della polizia, Franco Gabrielli, un altro che a Spataro non sta proprio simpaticissimo. Le ruggini tra i due, riporta Il Messaggero, risalgono a due anni fa, quando al governo c'era ancora Matteo Renzi e al Viminale Angelino Alfano. All'epoca nacque un conflitto tra poteri dello Stato dopo una circolare firmata da Gabrielli con la quale veniva sottolineato che i superiori gerarchici dovevano essere informati degli sviluppi “rilevanti” delle inchieste “fino alla fine delle indagini preliminari”. Dopo quel documento, era stata inserita una disposizione in un decreto legislativo a metà dell'estate che parlava di “razionalizzazione delle funzioni di polizia e di assorbimento del Corpo forestale dello Stato”, che prevedeva anche che “il capo della polizia e i vertici delle altre forze di polizia” avrebbero dovuto conoscere “le notizie relative all'inoltro delle informative di reato all'autorità giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale”. In sostanza, ogni uomo delle forze dell'ordine doveva comunicare al suo superiore un rapporto o l'esito di un accertamento prima che al magistrato. Solo dopo la Consulta aveva bocciato quel provvedimento perché incostituzionale. Ma ben prima che si esprimessero i giudici, Spataro non aveva fatto mancare la sua opinione infuocata: “È qualcosa di a dir poco sorprendente – aveva tuonato – ci sono possibili profili di incostituzionalità”.