Pd, è corsa al tesseramento: barboni, albanesi e africani
Tensioni in vista del congresso: in tutta Italia boom di nuovi iscritti. Il sospetto è che qualcuno voglia pilotare l'assise "comprandosi" i consensi
D'accordo, ci sarà pure un problema di croci più che di bandiere a sinistra del Pd, come ha sostenuto Matteo Renzi alla Leopolda di Firenze. Ma qualcuno avverta il sindaco ex rottamatore, avvinto come l'edera all'immagine di se stesso, che il vero problema del Pd si chiama tesseramento, con congressi locali annullati, file sospette davanti alle sezioni, extracomunitari registrati a loro insaputa e via di questo passo. Di tessere false, o tarocche, si può anche morire. E non solo di quelle a dire il vero. La kermesse fiorentina di superego LoRenzi il magnifico rottamatore non è stata solo una festa strapaesana per lanciare gli slogan del predestinato alla segreteria del partito, ma una ghiotta occasione per allargare la mailing list di simpatizzanti e amici. Per accedere alla Leopolda, infatti, era necessario registrarsi. Una volta ottenuto il badge con il proprio nome, in cambio, si riceve la E-news di Renzi. Alle primarie dell'8 dicembre questo formidabile elenco del telefono renziano tornerà molto utile. E sicuro servirà a mobilitare le truppe cammellate. Alla faccia dello spontaneismo e della politica fatta con formule semplici. Niente e più scientifico della pseudo linearità di Matteo. Nel frattempo il menù del giorno offre un primo ed un secondo a base di tessere gonfiate o taroccate con accuse e veleni sparsi dal nord a sud. «Com'è possibile che il tesseramento aumenti in modo così sensibile in un momento di distacco generale dalla politica?», si chiede retoricamente Roberto Morassut, parlamentare Pd e componente della commissione congresso del partito, «chi paga molte delle tessere che in molti circoli vengono fatte a sconosciuti che non versano nemmeno personalmente la loro quota?». C'è davvero la corsa a riempire gli elenchi in vista delle primarie, oppure è solo un'illusione ottica? «A leggere certe cronache e certi resoconti, la mia campagna congressuale costerà meno del costo del congresso di una singola federazione provinciale», scrive Beppe Civati sul suo blog. Insomma, ce n'è quanto basta per preoccuparsi e lanciare il grido d'allarme. Tanto per restare nella Capitale, fanno notizia i caso di Trastevere e Centocelle dove ai Democratici avrebbero aderito anche un clochard, mentre al circolo di Ottavia-Palmarola, nel Municipio XIV, gli iscritti in un solo giorno sono stati 40. A Trastevere, storico circolo nel cuore di Roma che vanta tra gli iscritti il direttore del quotidiano Europa, Stefano Menichini, e il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, 30 persone in cerca di una tessera democratica sono arrivate all'ultimo istante, proprio mentre si chiudeva il dibattito congressuale e si aprivano le operazioni di voto. Non va meglio a Napoli e Salerno, dove è iniziato il mercato delle tessere. A Caserta il congresso provinciale stato rinviato a novembre. C'è chi parla di un possibile commissariamento del partito come antidoto allo scontro tra renziani e cuperliani. Ad Avellino invece sono tre candidati su quattro a invocare uno slittamento dell'assemblea. «Questa è una guerra delle tessere, vogliamo giocare ad armi pari», hanno spiegato gli esponenti del Pd. «Ci sono iscritti ad Avellino che risiedono in provincia o addirittura nel Napoletano». Visto il caos meglio corteggiare Gianni De Magistris. Emissari di Cuperlo avrebbero contattato il sindaco di Napoli. E siccome il piatto è ghiotto anche gli uomini di Gianni Pittella avrebbero fatto altrettanto. In Sicilia invece la macchina congressuale del Pd procede a ritmo alternato, tra sfide vinte, alcune da consumare e altre ancora bruscamente interrotte. Quasi tutte farcite di veleni e sospetti legati al diffuso boom di iscritti. A Palermo il renziano Carmelo Miceli, vicino dunque all'area di Davide Faraone, ha la meglio sul cuperliano Antonio Rubino, legato ad Antonello Cracolici. A Enna vola il dominus del partito Vladimiro Crisafulli, ritenuto incandidabile alle ultime politiche, ma candidabilissimo nella gara per i nuovi assetti del partito: per il neo segretario provinciale un risultato bulgaro che supera l'86%, nonostante gli anatemi a distanza di Pippo Civati e di Matteo Renzi. Che abbia ragione il sindaco di Bari Michele Emiliano? «Preferisco perdere un congresso piuttosto che vincerlo con delle tessere false o con una raccolta di figurine che non serve a niente, perché un segretario eletto così non conta niente». Perché anche in Puglia le tessere del Pd sono diventate l'oggetto più ricercato. Come gli albanesi a Livorno. Nella città «più rossa» ha vinto il cuperliano De Filicaia. Ma lui stesso a stupirsi della «Strana affluenza». «Bisogna capire se c'è stata una strumentalizzazione delle comunità straniere». In particolare senegalesi e albanesi. Cosa non si fa per un congresso... di Enrico Paoli