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Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il retroscena. Dopo l'imboscata alla Camera, confronto furioso in CdM

Giulio Bucchi
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Dalla Camera a Palazzo Chigi, il voto a scrutinio segreto sul peculato che manda sotto la maggioranza piomba come una bomba sul Consiglio dei ministri appena iniziato. L'M5s accusa i deputati leghisti dell'imboscata per silurare il provvedimento-bandiera dell'anti-corruzione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. È furioso, Luigi Di Maio. "Appresa al telefono la notizia, non ci ha visto più", spiega un retroscena del Messaggero. "Dobbiamo parlare", avrebbe intimato al collega vicepremier leghista. I due sarebbero usciti dalla sala: "Ma come?! Noi facciamo una legge in nome dell'onestà e passa un emendamento che cancella di fatto il peculato?! Questo è un favore ai delinquenti. È inaccettabile. Va corretto, così non si va avanti". Leggi anche: Maggioranza sotto sul peculato, è il segnale del caos. Pochi minuti prima... Salvini si trova spalle al muro, non si aspettava lo scivolone a Palazzo Madama e parla di un semplice "errore": "Io mantengo i patti. Quel voto è assolutamente sbagliato, a questo punto offro la mia disponibilità ad accelerare l'approvazione della legge anti-corrotti". Al termine del CdM Di Maio, "troppo arrabbiato", non parla e costringe Salvini a "metterci la faccia", spiega ancora il Messaggero. Ma intanto il clima tra grillini e leghisti è avvelenato, con accuse incrociate anche perché arriva nel giorno delle tensioni a parti invertite sul dl Sicurezza. Tra i leghisti la convinzione è che ormai Di Maio, pressato da Fico e Di Battista, non abbia più il controllo dei suoi parlamentari e ogni giorno può saltare la granata letale per il governo.

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