Manovra, Giuseppe Conte in minoranza. Premier asfaltato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il retroscena
Un premier in minoranza, ostaggio di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il retroscena del Messaggero sulla notte del "no" alla Commissione Ue sulla manovra ritrae un Giuseppe Conte in grave difficoltà perché lui, insieme al ministro dell'Economia Giovanni Tria, era l'uomo della mediazione con Bruxelles. La linea dettata dai leader di M5s e Lega, però, va in direzione opposta e anzi si rilancia la richiesta di più flessibilità (tradotto, più soldi) per per rimediare ai danni del dissesto idrogeologico. E tutto nello stesso documento "d'attacco, non di difesa" (parola di Salvini) con cui si rispedisce al mittente la richiesta di più sacrifici e un rapporto deficit/Pil più contenuto. Leggi anche: "No ai condoni". Fmi, il diktat al governo: come vogliono ammazzarci di tasse L'Italia dunque marcia senza paura verso l'infrazione, contando su una crescita decisa e maggiore di quanto Commissione Ue e Fmi abbiano messo in preventivo. Troppo importante, per i due vicepremier, era garantire i fondi per riforma delle pensioni e superamento della legge Fornero dal lato Lega e reddito di cittadinanza dal lato M5s, 16 miliardi fondamentali per lanciare la volata alle prossime elezioni europee di maggio. "Non è scontato che parta la procedura - ha spiegato Conte da Palermo, ultimo dei giapponesi della trattativa -, è la prima legge di bilancio di questo governo e credo dobbiamo pretendere un po' di comprensione. Io farò il possibile e oltre, lavorerò fino all'ultimo per convincere la Commissione. Nelle prossime ore incontrerò Juncker". Una partita che giocherà da solo.