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Gianna Gancia, lady Calderoli furiosa sulla Tav: pronta a lasciare la Lega. La lettera sua a Libero

Matteo Legnani
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"Mi preoccupo che paghiamo le tasse a cialtroni ignoranti che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro". Così Gianna Gancia, alias lady Calderoli, è sbottata in Consiglio regionale del Piemonte, dove è capogruppo della Lega, seccata dai consiglieri 5 Stelle che rumoreggiavano durante il suo intervento a favore della Tav. E parlando su Radio24 si è poi detta "pronta a lasciare la Lega se non verrà data una parola certa sulla realizzazione della Tav", che lei considera un'opera "importante e strategica". Sul tema dell'Alta velocità, la Gancia ha scritto anche una accorata ma allo stesso tempo ferma lettera a Libero, in cui denuncia le perdite di tempo del governo. Leggi anche: Lega, Gianna Gancia attacca i vertici del partito: la moglie di Calderoli fatta fuori?   Buona ultima, anche la Sala Rossa, il consiglio comunale torinese, ha ritenuto d' aggiungere la propria voce in fatto di Tav. E davvero non se ne sentiva la mancanza: perché bastava il governo, con il suo florilegio di quotidiane banalità e strafalcioni, a rendere insopportabile questo balletto su un' opera pubblica importante e strategica quant' altre mai! Bastava il ministro Toninelli, che ad ogni piè sospinto invoca un' analisi costi-benefici tanto oggettiva e trasparente, secondo un suo tweet, che servirà a «indirizzare i soldi dei contribuenti perso le vere priorità infrastrutturali del Paese». Tant' è. E avanti così (avanti si fa per dire): «Tap sì, Tav no, tunnel del Brennero celo, ponte di Genova manca»: questa laida filastrocca che da qualche mese va in scena sulla pelle dei piemontesi deve finire. Diamoci un taglio! Quest' opera, la benedetta Tav Torino-Lione, s' ha da fare, ora e sempre, checché ne pensino qualche moderno don Rodrigo o i suoi bravi locali! Merce di scambio - Perché va bene che siamo sabaudi e eredi dei bugianèn, quindi per definizione poco avvezzi a indietreggiare. Che non amiamo alzare la voce, nemmeno se serve. Che possiamo sembrare naturalmente propensi a confidare nel prossimo perfino quando quest' ultimo è malfidato. Che ci ostiniamo a credere in cose antiche come la parola data o una stretta di mano, pure con chi la correttezza e la coerenza non sa dove stiano di casa. E va bene tutto, ma quando è troppo è troppo, perfino per noi piemontesi. Che, aplomb sabaudo a parte, ne abbiamo piene le tasche d' essere usati come merce di scambio, quasi fossimo misere tessere del domino su tavoli nazionali e locali dove ogni giorno improbabili biscazzieri giocano a figurine col nostro futuro. Ritardi che pesano - E allora basta: prima che qualcuno pensi d' andare da Vespa agitando il plastico della Tav, diciamo con forza basta a baratti di opere e incompiute. Basta alchimie e consulenze. Basta scartoffie e disamine. E, se poi proprio vogliamo farla, facciamola una buona volta l' analisi costi benefici, ma non di un' infrastruttura di cui perfino i sassi sanno che è strategica: la più strategica, anzi, di tutte quante le infrastrutture ferroviarie oggi in progetto in Italia. L' unica analisi costi benefici che serve è quella dei ritardi ingenerati dall' inerzia, per dir così, di certe burocrazie (per non dire di certi politici). Ritardi che pesano, come e più delle merci che continuano, nel secolo ventunesimo, a muoversi su gomma, con quel che ne segue e consegue, in termini d' efficienza, inquinamento e sicurezza. Noi piemontesi, sabaudi sempre d' origine, abbiamo imparato a vivere le Alpi non come una barriera invalicabile ma come un passaggio tra due realtà che, semmai, sentiamo entrambe parte della nostra storia, in una regione che fu nel Medioevo un piccolo ducato alpino che iniziò ad affermarsi proprio quando, non a caso, spostò la capitale da Chambery a Torino. Avanti tutta con la Tav! Indietro tutta a chi vuol giocare d' azzardo col nostro futuro! di Gianna Gancia

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