Cerca
Cerca
+

Berlusconi: "So chi mi tradirà"

Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Il giorno dopo l'Ufficio di presidenza disertato dai filogovernativi e in cui Silvio Berlusconi ha azzerato tutte le cariche e deciso il passaggio formale alla nuova Forza Italia, in un Pdl spaccato c'è chi si lecca le ferite. E c'è chi inizia a contare: bisogna capire quanto pesano le fazioni, chi sta con chi. Tra i più duri, tra le colombe, il ministro Gaetano Quagliariello, che parla senza peli sulla lingua di "distanza nel metodo e nelle linea politica" tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi. In serata una nuova bordata contro il Cavaliere: "La questione della decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato è una battaglia in cui dobbiamo impegnarci fino in fondo, ma questa battaglia non può pagarla il Paese". Quagliariello, dunque, pronto a sostenere le larghe intese anche se il Pd, come appare sicurò, impallinerà il leader del centrodestra. Le manovre - Nel Pdl, tutti, dai lealisti alle colombe - Berlusconi compreso - si affannano a ripetere che non ci sono scissioni all'orizzonte. Ma dietro le quinte i falchi, che si sentono vincitori dopo il duello della vigilia, inisistono per accelerare la crisi di governo, "favorita" dal ritorno a Forza Italia. Impossibile per i filogovernativi accettare la svolta. In questo contesto le fazioni lavorano alla stesura di differenti documenti in cui rivendicano le rispettive posizioni e la loro centralità nel partito. Fino al Consiglio nazionale del prossimo 8 dicembre, la guerriglia interna continuerà, senza esclusione di colpi. La corsa sarà quella a raccogliere più firme possibili sui rispettivi manifesti politici, da far valere nel momento della resa dei conti finale. "So chi mi tradirà" - Al centro, dunque - dopo le settimane di ribalta di Alfano - torna Silvio Berlusconi, che si riprende il partito e di fatto ne deciderà le sorti: o con lui, o contro di lui. Nella mente del Cav pare aver fatto definitivamente presa la linea dei falchi: il governo è destinato a cadere. Il cerino, insomma, è in mano ad Alfano. Fonti azzurre riferiscono che, in mattinata, Berlusconi è rientrato ad Arcore e avrebbe ammesso - privatamente - che la spaccatura con i ministri è nei fatti: "Fanno gruppo a sè", avrebbe detto. Per il Cav è il momento di serrare i ranghi: "Solo un partito unito potrà rintuzzare al meglio i prossimi attacchi giudiziari e difendersi contro la decadenza". Poi la fatwa di Silvio: "Ormai so chi mi tradirà, ma non buttiamo al vento quanto costruito fino ad ora". Alfano al bivio - Berlusconi vorrebbe l'unità, ma non vede le condizioni per realizzarla. Il Cav, inoltre, non vuole compromettere il rapporto con Alfano, e Angelino nemmeno. Quindi, le decisioni: per ora lealtà a Letta, ma nessuno sconto sulla legge di stabilità. Ma soprattutto Berlusconi avverte: "Non resterò a guardare che mi fa fuori dal Parlamento con la decadenza". E così, tra il governo e il partito, Alfano sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua carriera politica. Il segretario lavora per smorzare i toni e trovare una mediazione il più indolore possibile. Anche lui lavora a un suo documento, di tre punti, in cui ribadisce la necessità di sostenere Letta per il bene del Paese, e in cui sottolinea l'importanza di assicurare a FI un gruppo dirigente capace. Il futuro, però, è ancora tutto da scrivere.

Dai blog