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Giuseppe Conte, Renato Farina: il premier non è un pirla. Dopo l'incontro con Vladimir Putin...

Matteo Legnani
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Dimentichiamo per un attimo Bruxelles e la sciagurata manovra. Giuseppe Conte ieri era a tu per tu con Vladimir Putin al Cremlino. Il 29 luglio era stato a faccia a faccia con Donald Trump alla Casa Bianca. Sceneggiate con una marionetta? Foto opportunity concesse a un commesso viaggiatore di patacche e patacca lui stesso? I risultati cominceranno a vedersi per la Conferenza internazionale per la Libia a Palermo il 12 e 13 novembre. Quel che trapela dalle Cancellerie - si dice così per alludere alle stanze intime del potere - somiglia a un tam tam: qualcosa sta capitando all' anatroccolo, sia pure ben pettinato e ancor meglio incravattato, che ci è capitato come premier. Rischia di diventare un cigno, che in mezzo ai lupi non per forza fa una bella fine, ma non è un pulcino nella stoppa. I due uomini più potenti del mondo, insieme al cinese Xi, lo hanno trattato e rispettato per quello che è: il rappresentante consapevole di un popolo più grande che potente, il quale ha deciso con il voto del 4 marzo non solo di liquidare la sinistra in casa, ma di guardarsi intorno per scegliere sulla base di convenienze ideali e materiali con chi stare e come starci. Alla fine tutto questo scombussolamento si concentra - agli occhi di Trump, Putin, Merkel ecc - nella figura di questo professore e avvocato. Nell' equilibrio instabile del mondo oggi pesiamo più che mai. E Conte perciò è oggetto di corteggiamento. La domanda è: regge la parte? In che mani siamo? Di Matteo Salvini conosciamo la presa solida sulla realtà. E ci consola. Di Giggino Di Maio la presa sulle lattine di Coca-Cola allo stadio. E ci deprime. Ma Conte chi è davvero? Ci rovina la reputazione all' estero? Ci svende in cambio di carezze alla sua vanità? Usa e Russia hanno studiato il personaggio. Pare uscito da un film americano dell' incredibile ma vero, come il giardiniere incarnato da Peter Sellers. Una formula magica l' ha trasferito dalla studio di avvocato alla scrivania di Palazzo Chigi. Il suo curriculum politico fino a sei mesi fa era zero. Fin qui non si scopre nulla. Ma quanto c' è nei dossier spediti dalle ambasciate di Roma alle grandi capitali, attesterebbe, secondo fonti di primo rango, che la sua carriera professionale e il suo spessore intellettuale e morale non hanno punti di debolezza od ombre che possano prestarsi a campagne di delegittimazione. È stata radiografata, nei dossier partiti dal Tevere e finiti sul tavolo dei due imperatori, la sua figura e la sua formazione. Risultato: come esiste chi si è fatto da sé nel campo dell' imprenditoria, c' è chi partendo da umile condizione, come Conte emigrato da un borgo della Puglia, si è affermato come uno tra i più stimati civilisti e accademici di questo settore del diritto. Critiche non dicerie - Questo giornale non ha mai confuso la critica politica, anche feroce, con l' attacco personale basato sulle dicerie. Tentare di abbattere la reputazione internazionale di Conte, facendolo passare per uno squallido raccomandato, uno scroccone della benevolenza di baroni con cui era in affari, è una meschinità che fa del male all' Italia e inietta nella polemica politica il veleno della menzogna e del risentimento. Il nome di Conte è associato con quello del professor Guido Alpa. Fin qui, tutto bene. Si è sezionato il curriculum del premier per prenderlo in castagna. Anche questo è giornalismo. Ma i bizantinismi sono diventati carognerie infamanti. Associato o ospite, al piano di sopra del palazzo o in una stanza accanto? Tutto diventa brodo per scodellare topi morti. Prima s' è cercato di accusarlo di millanteria: avrebbe usato il nome di Alpa per accreditarsi per più di quello che era: come se fosse passato per caso dalle parti di un luminare ma solo come fattorino. Poi all' opposto si è trasformato Alpa in una specie di gemello siamese di Conte per gettare ombre sul concorso a cattedra vinto dal futuro capo del governo. Indecenti fesserie. Prestigio morale - Guido Alpa sta al diritto e ai Tribunali civili come Franco Coppi a quelli penali. Come Montanelli o Feltri al giornalismo. Trattarlo come un cretino che si fa abbindolare da un bellimbusto significa confondere l' ottone con l' oro. Alpa da figlio di tranviere si è affermato come maestro di generazioni di giuristi, ha prodotto centinaia di pubblicazioni scientifiche. È diventato quello che è ai tempi in cui funzionava l' ascensore sociale: Alpa però si è inerpicato per le scale. Politicamente non c' entra nulla con grillini o leghisti, piuttosto ha nella sua storia riferimenti socialisti e libertari. Prestigio morale altissimo, presidente dei civilisti, del consiglio nazionale forense. Uno allora, come Conte, che è stato accolto da Alpa e poi da lui indicato e consigliato per cause difficili a clienti importanti, vuol dire che o è bravo o è bravissimo. Leggi anche: Conte incontra Putin a Mosca e lo invita in Italia Di Conte, a parte la vanteria provinciale di aver scritto in curriculum la sua frequentazione di biblioteche universitarie americane, ullalà, si accredita ben più seriamente un percorso da enfant prodige. Allievo prediletto non di Alpa, ma di un altro gigante della materia come Giovanni Battista Ferri, ha presto conquistato la cattedra e la stima di quel piccolo importantissimo mondo, che è una puleggia decisiva nel motore della civiltà occidentale. Per accedere a livello di saggio del diritto occorrono studi ma - secondo Franco Coppi - soprattutto il talento della saggezza, composto in parti uguali di logica e buon senso: sembrano qualità a buon mercato, ma avercele insieme è rarissimo. E secondo i maestri del ramo, Conte merita di starci seduto insieme a loro. Il problema è che non per forza queste virtù diventano, in quattro e quattr' otto, capacità di far bene politica. E qui casca l' asino, a nostro giudizio, visto il suo assenso alla velleitaria manovra, con accluso il demenziale reddito di cittadinanza; e l' aver proposto a Mattarella, e mantenere la fiducia come ministro dei Trasporti e Infrastrutture a un avvelenatore di tunnel come Toninelli. Ma ci conforta che Putin e Trump lo rispettino per la persona che è: uno che si districa da campione nei Tribunali italiani, famosi in tutto il mondo, non può essere un pirla. È coriaceo anche per i lupi. Purché non impari la grammatica da Di Maio. di Renato Farina

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