Leopolda, Renzi: "No al ritorno del proporzionale"
Al raduno dei rottamatori molti "ferri vecchi" democratici. In platea c'è anche chi un tempo diceva: "Matteo? La sua politica è un default"
Tutti in platea, ad applaudire Matteo Renzi. Oggi è partita la convention storica dei rottamatori fiorentini che, a differenza degli altri anni, ha visto la partecipazione di tanti che in passato erano sulla barricata opposta. Si sono visti Guglielmo Epifani, segretario del Pd, Piero Fassino, sindaco di Torino con un passato da dalemiano rosso e puro, e Nicola Latorre che di corrente era suo compare. C'erano pure Dario Franceschini, Sergio Chiamparino e Michele Emiliano che di convention se ne intendono visto che hanno partecipato, nel corso della loro vita politica, a quelle di un po' tutti i leader annunciati della sinistra italiana. Futuro? - Insomma, la Leopolda sembra invecchiata, ma l'eterno giovane Matteo spolvera gli antichi slogan che tiravano tanto: "Diamo un nome al futuro" dice e si prepara a sciorinare tutto quello che dovrebbe essere, secondo lui, il Paese del domani. Parla di legge elettorale ("Meglio andare a votare col Porcellum che fare una riforma sbagliata; faremo passare la voglia di proporzionale") e strizza l'occhio ai grillini: "Ci siamo finanziati online e abbiamo raccolto 5mila euro". Matteo è l'uomo solo al comando del palco e quando gli altri passano lui è pronto ad evidenziare meriti e successi. Applausi - Ci si fa i complimenti, a Firenze, e nemmeno il sindaco di Bari, Emiliano, resta all'asciutto: a lui, dice Renzi, "va il nostro grazie per aver cambiato profondamente la città di Bari". Si sbraccia, saluta e si dà da fare, Matteo e subito dopo coglie l'occasione di sottolineare l'impegno dei "tanti sindaci e assessori di piccoli Comuni che sono qui tra di noi non hanno la nostra visibilità e la nostra struttura ma si meritano un grosso applauso, perché si fanno un mazzo così...". Oggi bisogna essere buoni con tutti, anche con quelli che in passato non erano stati teneri col sindaco rottamatore. Leader nazionale - Perché così è. Proprio Emiliano un po' di tempo fa (il 2 febbraio 2012) aveva decretato che l'operazione politica di Renzi sembrava essere finita in un "default politico". Arrabbiato come non mai Michelone parlava da amante deluso e attaccava duro: "Ero partito di slancio, poi ho capito che il giochino era che noi andavamo tutti alle sue convention, e lui poi giocava da solo. Era chiaro che questa operazione non poteva andare, infatti è finita malissimo". Tanto male che Emiliano oggi era lì, a Firenze, a lustrar le scarpe al leader annunciato della sinistra italiana. Vinti - Ma, come si sa, in Italia piace chi è in testa: sul carro dei vincitori vogliono salire un po' tutti perché è davvero poco "cool" restare tra i vinti. E allora ecco perché anche Franceschini ha fatto il suo bel salto: "Matteo è un giovane effervescente, con delle qualità", diceva al Corriere nel maggio 2012, ma "con quali idee si candida? Per quali alleanze? In questo momento di crisi mi sembra più giusto proporre agli italiani di mettersi in mani esperte e rassicuranti". Appunto, Renzi non lo era, ma adesso è sia esperto che rassicurante. Il tempo passa, tutto cambia e la Leopolda invecchia perché le differenze tra rottamati e rottamatori sono svanite nel nulla.